La crisi ecologica aggrava le disparità sociali

Nella suggestiva preghiera del 27 marzo 2020, pronunciata in una piazza San Pietro deserta a causa del lockdown imposto dal virus, il Papa ha affermato: «Pensavamo di rimanere sempre sani in un mondo malato» mentre nel quinto anniversario della Laudato si’, il 24 maggio 2020, ha espresso la convinzione che «in questi tempi di pandemia, nei quali siamo più consapevoli dell'importanza della cura della nostra casa comune, auguro che tutta la riflessione e l'impegno comune aiuti a creare e fortificare atteggiamenti costruttivi per la cura del Creato», annunciando un anno speciale per riflettere sui grandi temi dell'enciclica.

Dobbiamo dunque essere consapevoli che la grave crisi ecologica di cui soffre la Terra e della quale è responsabile l'uomo aggrava le disparità sociali: la Terra che Dio ha donato all'uomo produce frutti per tutti e questi devono rimanere a disposizione di tutti. Ogni uomo ha il diritto di avere il necessario per vivere e questo significa che è compito di coloro che si occupano di politica assicurare che questo avvenga, cioè che si realizzi la giustizia sociale.

L'importanza della giustizia sociale

Occorre tenere in considerazione che, anche nelle situazioni politiche più avanzate, esiste una parte di cittadini svantaggiati, che non hanno alcun potere né possibilità di rivendicare i propri diritti: un compito comune è quello di interessarsi al loro Bene, al fine di garantire a tutti condizioni di vita dignitose e un miglioramento della società nel suo insieme.

La giustizia sociale è nata proprio per correggere le disuguaglianze e le ingiustizie che la società stessa produce, garantendo a tutti gli uomini gli stessi diritti, affinché tutti abbiano le stesse opportunità: essa si basa su un principio di "inclusione sociale" che, in nome dell'uguaglianza tra tutti gli uomini e della reciproca fratellanza, induce a «far progredire l'umanità sulla via della fraternità, della giustizia e della pace fra le persone, le comunità, i popoli e gli Stati» (Messaggio per la 54a Giornata mondiale della pace).

Tutto questo, senza escludere o lasciare indietro nessuno: «bisogna ricordare sempre che il Pianeta è di tutta l'umanità e per tutta l'umanità, e che il solo fatto di essere nati in un luogo con minori risorse o minor sviluppo non giustifica che alcune persone vivano con minore dignità» (Evangelii Gaudium, n. 190).

Superare il naturale egoismo

Per riuscire a realizzare il Bene comune è importante, da un lato, che ciascuno di noi riesca a pensare "al di là" del proprio singolo interesse, superando quel naturale egoismo a causa del quale, secondo alcuni pensatori, come Thomas Hobbes, è nato lo Stato.

Se noi ci abbandonassimo alle nostre naturali inclinazioni, infatti, la convivenza sarebbe impossibile, perché, essendo l'uomo un essere per natura ostile ai suoi simili, sarebbe la guerra di tutti contro tutti (il filosofo riprende il concetto homo homini lupus, cioè l'uomo è come un lupo nei confronti dell'altro).

Lo Stato quindi serve – spiega il filosofo – a evitare che questa naturale violenza si scateni, garantendo la correttezza delle relazioni.

Già Aristotele affermava che «se sulla Terra prevalesse l'amore, tutte le leggi sarebbero superflue». Significa che se noi agissimo nel nome dell'amore per gli altri non dovrebbero esserci delle norme che ci costringono a comportarci bene. Ma sulla Terra non prevale l'amore, per questo esistono le regole che ci servono per "andare diritto" e per fare in modo che l’homo diventi civis, cioè cittadino dello Stato.

Le leggi fondamentali degli Stati moderni sono stabilite dalle Costituzioni. In base alle leggi fondamentali vengono definite tutte le altre leggi che regolano la vita all'interno di ogni nazione.