Un'unica crisi da risolvere in vista del Bene comune

La crisi ambientale non è da disgiungere dalla crisi sociale.

Nell'enciclica Laudato si’ che papa Francesco nel 2015 ha dedicato alla «cura della casa comune» – cioè la Terra (maltrattata e saccheggiata), che è "comune" in quanto appartiene a tutti – il legame tra crisi ambientale e sociale è esplicitato dal concetto di ecologia (dal greco οíkος, "dimora" e loghίa, propriamente "il discorso sull'ambiente") integrale, che comporta la necessità di un radicale e duraturo cambiamento dell'atteggiamento nei confronti del Mondo da parte di tutti: i singoli e le istituzioni (nazionali e sovranazionali).

Gli esseri umani non possono, infatti, dimenticare le relazioni tra loro e con la realtà che li circonda.

Nell'articolo 156 della Laudato si’, il Papa afferma: «L'ecologia integrale è inseparabile dalla nozione di Bene comune, un principio che svolge un ruolo centrale e unificante nell'etica sociale».

Tuttavia, il Bene comune non è realizzabile senza il bene della pace e dell'equità sociale e se il tarlo della guerra e della povertà minacciano seriamente la garanzia per tutti gli uomini di avere le stesse possibilità di realizzare il proprio benessere. La Laudato si’ dice con chiarezza che:

  • se ci sono disuguaglianze sociali,
  • se non si vi è solidarietà con i poveri, che sono i più colpiti dalla crisi climatica,
  • se non si cerca di agire con giustizia,

l'ecologia integrale non può realizzarsi, dunque si fallisce lo scopo di realizzare il Bene comune: «Non ci sono due crisi separate, una ambientale ed un'altra sociale bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale» (Laudato si’, n. 139).

Questo concetto è stato più volte ripreso da papa Francesco, con ancora maggior vigore durante la pandemia da Covid: «la nostra è un'economia malata, conseguenza di una crescita economica iniqua; una malattia sociale che è strettamente legata alla malattia ambientale» (Udienza Generale del 26 agosto 2020).

Al servizio degli ultimi

Dalla convinzione che crisi ambientale e crisi sociale siano due aspetti di un unico grande problema, deriva il richiamo sia all'«amicizia civica» e alla solidarietà tra le varie generazioni, sia a una gestione della "cosa pubblica" che si ponga al servizio della vita e superi quella che il Papa ha più volte definito come "cultura dello scarto", cioè la logica generalizzata di escludere e non occuparsi degli "ultimi" (i poveri, i migranti, i malati, gli anziani), i soggetti deboli della società, che si ritiene non siano "utili" e "funzionali" alla vita comunitaria.

«Oggi, pensando al Bene comune, abbiamo bisogno in modo ineludibile che la politica e l'economia, in dialogo, si pongano decisamente al servizio della vita, specialmente della vita umana.
Il salvataggio a ogni costo delle banche, facendo pagare il prezzo alla popolazione, senza la ferma decisione di rivedere e riformare l'intero sistema, riafferma un dominio assoluto della finanza che non ha futuro e che potrà solo generare nuove crisi dopo una lunga, costosa e apparente cura»
(Laudato si’, n. 189).