Il pericolo dell'indifferenza

Come abbiamo accennato, il termine "distanza" ha prima di tutto una connotazione negativa: il sottinteso è disinteressarsi degli altri e dei loro problemi, per concentrarsi solo sui propri.

Il reale pericolo che corre la nostra società è proprio quello di ignorare la domanda «chi è il mio prossimo?», senza prendere in considerazione il forte legame, addirittura l'identità, tra individuo e società richiamato da Norbert Elias.

Il sociologo e scrittore Carlo Bordoni, all'indomani dell'isolamento sanitario imposto nel 2020 dal lockdown, rifletteva che lo starsene chiusi in casa potesse essere «l'indizio di una nuova condizione esistenziale, verso la quale ci dirigiamo a ranghi serrati», poiché da tempo – da ben prima che la pandemia sconvolgesse il Pianeta – abbiamo la tendenza a ignorare gli altri e le loro necessità.

Se questa analisi fosse corretta, ci troveremmo a vivere in una società sempre più composta da soggetti che non si fanno coinvolgere, emozionalmente distaccati dagli altri, con cui vivono rapporti asettici, sostanzialmente indifferenti a un progetto comune.

Passare dall'io al noi

Don Lorenzo Milani affermava «che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia» dando al termine "politica" quel significato nobile di attenzione al Bene comune, che abbiamo visto nel Percorso dedicato.

Una politica ben indirizzata traghetta nel passaggio dall'io al noi, nel nome di una generosità che si contrappone a indifferenza e avarizia e si traduce in solidarietà.

Tutti siamo stati chiamati alla solidarietà (che, del resto, è uno dei principali collanti sociali: se gli uomini non avessero conosciuto la capacità di essere solidali tra loro la civiltà non si sarebbe evoluta), ma in molti casi quella che pratichiamo è una solidarietà solo formale, proclamata più nelle parole che nei fatti e praticata rigorosamente a distanza: una distanza non solo fisica, ma anche psicologica, bene attenta a evitare qualsiasi partecipazione emotiva.

Partecipare, per esempio, a campagne solidali attraverso un SMS è una cosa meritevole, ma non risponde in pieno all'idea di comunità fondata su autentici legami di vicinanza e prossimità.

Il medico e intellettuale argentino Enrique Ernesto Febbraro (1924-2008), quando l'Apollo XI allunò, il 20 luglio del 1969, vide per la prima volta che, per un giorno, il mondo visse quell'evento unito e in pace. Per questo cercò di coinvolgere il suo e altri Paesi per fare di quella data la festa del "Giorno dell'amicizia".

Il suo motto – che possiamo considerare emblematico della "amicizia sociale" – era: «Quando piove divido il mio ombrello e se non ho l’ombrello divido la pioggia».