Che cosa si intende per "comunità"

A che cosa corrisponde un'autentica idea di "comunità"?

Per trovare una risposta, prima di tutto partiamo dall'etimologia della parola per interpretarne il significato. "Comunità" deriva dal latino cum e munus e letteralmente significa "con il dono", indicando perciò una prestazione personale alla collettività, che si risolve nella perdita della soggettività e nella repressione dell'individualità.

Secondo il sociologo tedesco Ferdinand Tönnies la comunità è identificabile con la naturalità dell'esistenza, la spontaneità e immediatezza dei rapporti: in quanto tale, si contrappone alla freddezza e all'artificialità della società.

Infatti, se la comunità è un rapporto spontaneo e reciproco "sentito" dai partecipanti, fondato su una convivenza durevole e intima, la vita societaria è, al contrario, razionale, passeggera, pubblica.

Questa distinzione risale al secolo scorso, anche se l'idea del "contratto sociale", come correttivo allo "stato di Natura" e base dello Stato moderno, è stata formulata dal filosofo inglese Thomas Hobbes già nel XVII secolo.

A partire dalla riflessione di Hobbes, si è affermata la convinzione che solo l'accettazione di un patto razionale per superare lo stato di paura determinato dalla violenza insita nei rapporti umani permette di realizzare una comunità concreta, andando oltre la logica del dono.

Si può fare a meno della logica del dono?

Accantoniamo per il momento l'aspetto organizzativo sotteso all'idea di società e soffermiamoci sull'aspetto del dono: può esistere comunità senza dono?

Il venir meno di questa logica nella società moderna è andato di pari passo con l'esaltazione del soggetto rispetto alla comunità: alla communitas si è così sostituita l'immunitas, letteralmente la "esenzione dal dono".

L'immunità, a livello sociale, si è tradotta in un processo di individualizzazione, dove il Bene comune non è più il valore supremo, sopravanzato di gran lunga dal bene del singolo.

Il sentirsi esonerati dalla logica del dono, insieme con il realizzarsi della contemporanea società globalizzata, comporta dei rischi sul piano della costruzione sociale: si rafforzano sempre più le tendenze già presenti verso l'individualismo, si affaccia il rischio di una solidarietà di facciata – lo stesso rischio corso dalla libertà, dalla democrazia e dall’uguaglianza – e praticata rigorosamente a distanza.

Insomma, se non si prenderà una strada innovativa, il pericolo è quello di una società disumanizzata, intravisto dal sociologo polacco Zygmunt Bauman, il quale rifletteva sulla necessità di recuperare «frammenti di umanità» in modo da far coesistere l'elemento naturale con il costrutto politico.