La povertà è un concetto relativo

Papa Francesco, nell’enciclica Laudato si’ e in numerosi discorsi e omelie ha più volte invitato a uno stile di vita di maggiore sobrietà che, nel tempo, produce effetti positivi e sorprendenti.

Un'esistenza libera dall'ossessione del consumo, che genera molti squilibri nell'ambiente e fra gli uomini, e dall'attaccamento eccessivo ai beni rende più attenti alla realtà che ci circonda.

«La sobrietà, vissuta con libertà e consapevolezza, è liberante […] Si può aver bisogno di poco e vivere molto» (Laudato si’, n. 223).

Il richiamo alla sobrietà è quanto mai opportuno per i Paesi più ricchi, in quanto la povertà è un concetto relativo e una variabile sociale e culturale, legata al contesto in cui si vive: nelle società consumistiche, dove i bisogni sono per lo più indotti dal mercato, si generano automaticamente livelli di povertà che non sono legati alla mancanza del necessario, ma che si legano per lo più a insoddisfazione.

Più si ha più si vorrebbe avere e se non si riesce a soddisfare questo "più" ci si percepisce come poveri.

Sviluppo sostenibile

La crescita economica è da sempre considerata un mezzo per assicurare benessere e occupazione: per usare le parole dell'economista inglese Adam Smith (XVIII secolo) è: «la ricchezza delle Nazioni».

Sappiamo, tuttavia, che una crescita sfrenata costituisce una minaccia molto concreta per il futuro del Pianeta, di cui si sono, nel tempo, prosciugate le risorse, con severi danni ambientali.

Per questi motivi si è affermato il concetto di "sviluppo sostenibile" come uno dei grandi obiettivi dell'Agenda 2030, cioè un modello che permetta di soddisfare il legittimo desiderio di crescita economica di ogni Paese, senza però che questo avvenga a scapito di altri, specialmente dei più poveri, ma con un progetto che preveda l'avanzamento di tutti.

La dottrina sociale della Chiesa da tempo riflette su un tipo di sviluppo che non lasci indietro nessuno, sia rispettoso di tutti gli uomini e venga in aiuto a quelli più sfortunati. Sotteso a questo modello di sviluppo è il concetto di "inclusione sociale". In che modo è possibile evitare l'esclusione dei comparti sociali più deboli dalla ripresa economica?

Molti (economisti, esperti del mercato del lavoro, intellettuali ed esponenti del mondo religioso) hanno individuato nell'unità, nella compattezza e nella solidarietà gli strumenti per affrontare la crisi che oggi è particolarmente grave, in modo da permettere la ripartenza economica senza escludere nessuno.

Decrescita felice

Ma c'è anche chi ha proposto modelli di "decrescita". In particolare, l'economista francese Serge Latouche, fin dall’inizio del XXI secolo, si è fatto promotore della teoria nota come "decrescita felice": non un modello che prevede rinunce e privazioni, o che porti a stagnazione o recessione economica, ma uno stile di vita più frugale, che si proponga di soddisfare solo i bisogni essenziali e che ponga un freno alla crescita infinita sostenuta dalla società dei consumi: questa, infatti, è pericolosa perché non tiene conto dei limiti e della finitudine del nostro Pianeta.

Più produciamo, più consumiamo, con un circolo vizioso che ha come unici rimedi la decrescita, l'autoconsumo e la produzione locale.