Il digital divide: un grave problema sociale

L'esperienza della scuola a distanza può essere stata efficace per alcuni, ma può avere reso la vita scolastica e lo studio più difficile ad altri: se tutta la comunità scolastica ha risposto con un'energia inattesa all'emergenza determinata dalla pandemia, non possiamo dimenticare che nel nostro Paese il digital divide (divario tra chi ha accesso alle reti telematiche e chi no) è un problema reale e concreto, che colpisce soprattutto i soggetti più deboli (gli anziani, i poveri, i disabili...).

Il possesso di competenze digitali non sempre adeguate accanto alla mancanza di un'efficiente infrastruttura di Rete riguarda vari ambiti: l'acquisto di beni e servizi, i rapporti con l'amministrazione, l’intrattenimento e il lavoro stesso sono passati nel giro di pochi anni da un contesto analogico a uno digitale. Tutto ciò è stato accelerato dal cosiddetto lockdown, quando tutto il Paese si è fermato a causa del Covid-19.

Questo ha determinato una trasformazione di prassi, abitudini e competenze da cui un numero molto alto di italiani è rimasto, almeno in parte, escluso.

Per quanto riguarda la scuola, il digital divide si traduce nel fatto che molti sono gli studenti che non hanno computer, tablet o cellulare o le cui case non sono raggiunte dalla Rete. Anche i plessi scolastici hanno spesso problemi, a causa della mancanza di una connessione adeguata e veloce.

Garantire a tutti le stesse opportunità

Papa Francesco, in un videomessaggio che ha aperto i lavori del "Global Compact on Education" (patto globale per l'educazione) organizzato nell’ottobre 2020 dall'Università Lateranense di Roma, ha sottolineato che l'utilizzo delle piattaforme educative informatiche durante la pandemia «ha mostrato una marcata disparità delle opportunità educative e tecnologiche», rendendo più acuto il problema delle diseguaglianze «a causa di tante altre carenze già esistenti» .

Poiché «l'educazione è una delle vie più efficaci per umanizzare il mondo e la storia» una deprivazione educativa determinata dal divario digitale lascia indietro molti studenti, pregiudicando il futuro dell'umanità nel suo complesso: «Il nostro futuro non può essere la divisione, l'impoverimento delle facoltà di pensiero e d’immaginazione, di ascolto, di dialogo e di mutua comprensione. Bisogna invece mettere al centro di ogni processo educativo formale e informale la persona per far emergere la sua propria specificità».

Una scuola nuova per una società nuova

Gli studi più recenti pongono come nuova frontiera dell'istruzione un apprendimento che stimoli gli interessi, la curiosità, le emozioni.

Non si tratta di apprendere solo passivamente delle nozioni, ma di sviluppare quelle che a livello internazionale si definiscono "character skills", cioè la flessibilità, la creatività, l'attitudine ad affrontare e risolvere problemi, la capacità di cooperare e di aprirsi a esperienze nuove. Queste competenze sono fondamentali per rinnovare il modo di lavorare e il tessuto della società.

Si maturano durante il corso della vita, ma è fondamentale il contributo di un sistema scolastico rinnovato, come evidenzia il premio Nobel per l'economia James Heckman, perché la scuola (oltre alla famiglia) è il luogo in cui a tutti (anche a coloro che sono sprovvisti di mezzi) deve essere fornita la possibilità di sviluppare al meglio le proprie capacità e inclinazioni, per il benessere individuale e collettivo.