Quando i social network fomentano l'odio

I social network (cioè i siti Internet che formano una specie di "comunità virtuale" in cui gli utenti possono comunicare fra loro, scambiare messaggi, condividere foto, video) sono un importante mezzo di comunicazione fra gli individui, garantendo uno spazio "virtuale" che consente, sostanzialmente, di eliminare o ridurre le barriere fisiche.

In epoca di lockdown e isolamento sanitario causato dal Covid-19, il beneficio dei social è stato evidente, perché ha permesso a tutti di sentirsi meno soli e di rimanere in contatto con parenti e amici.

Tuttavia, come nelle comunità reali, anche in quelle virtuali possono sorgere dei problemi, solitamente legati all'utilizzo improprio dei servizi offerti.

In molti casi, i social diventano teatro di scontri e liti, in cui la violenza non è fisica ma è insita nel modo di comunicare.

Insulti e incitazioni all'odio sono fenomeni molto frequenti (è il cosiddetto hate speech, "discorso d'odio"), specie perché ci si sente protetti dall'anonimato.

Coloro che hanno questo comportamento in Rete sono detti haters ("odiatori") perché diffondono messaggi di odio nei confronti di personaggi noti o famosi o insultano violentemente intere categorie di persone (stranieri e immigrati, donne, persone di colore, omosessuali, credenti di altre religioni, disabili ecc.), fomentando l'intolleranza sociale, religiosa o etnica.

In questo caso, gli amministratori e i moderatori del social intervengono per "riportare l'ordine", solitamente secondo regole e protocolli che gli iscritti hanno accettato di rispettare.

L'uso non corretto di Internet e dei nuovi mezzi di comunicazione può generare anche comportamenti molto gravi, vere e proprie forme di persecuzione nei confronti di singoli individui.

Questo è quanto si verifica per esempio, nei casi di cyberbullismo, una pratica che coniuga un'abitudine socialmente consueta come il bullismo (comportamento aggressivo e violento nei confronti di chi è percepito come più debole) all'uso delle tecnologie.

Secondo la definizione fornita dall'UNICEF (United Nations Children's Fund, Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia), il cyberbullismo può essere descritto come «l'uso delle nuove tecnologie per minacciare, intimidire, mettere a disagio ed escludere altre persone, spesso percepite come più deboli» .