La Speranza come risorsa positiva

La Speranza offre un barlume di sollievo in situazioni disperate, con la promessa di un finale più lieto.

Per questo, nei casi di sofferenze molto gravi – sia fisiche sia psichiche – la psicologia positiva (movimento nato nell'ambito delle scienze psicologiche nel corso degli anni Novanta del XX secolo, partendo da studi e ricerche sul benessere soggettivo) sottolinea il ruolo delle risorse positive e delle potenzialità interiori che ogni essere umano ha in sé e che spesso non è consapevole di possedere.

Lo psicologo Martin Seligman sottolinea quanto sia controproducente un atteggiamento esistenziale improntato alla negatività, perché «pensiamo di non essere abbastanza capaci di affrontare la maggior parte delle cose che accadono nella nostra vita e non tentiamo pertanto nemmeno di affrontarle».

La tendenza a "vedere tutto nero", a pensare che le cose debbano per forza, inevitabilmente, andare male - in poche parole, un atteggiamento mentale improntato al pessimismo - inciderebbe sul benessere e indurrebbe a deprimersi, perché ci si attribuisce la causa dei fallimenti e delle avversità.

Si può generare l'ottimismo?

Se ci atteniamo alla psicologia positiva, la Speranza viene interpretata come motore di dinamismi interiori che aiutano ad affrontare le malattie, aumentando la possibilità di guarigione.

In questo senso, secondo la sociologa Barbara Ehrenreich (la quale, ammalatasi di cancro, ha vissuto come coercitivo l'atteggiamento improntato alla psicologia positiva dei professionisti che l'avevano in cura) Speranza e ottimismo sono diventati praticamente sinonimi, mentre non dovrebbe a rigore essere così. La Speranza ha delle concomitanze semantiche con la Fiducia, ed è un atteggiamento esistenziale (per i cristiani di natura religiosa) che si coltiva nel tempo e che considera la Vita un Bene supremo, al di là di qualunque dolore o sofferenza.

Il Male in tutte le sue sfaccettature non è una negazione della Speranza, che persiste anche di fronte al fallimento.

L'ottimismo ha forse una sfumatura più caratteriale ed è qualcosa di più circostanziato: non riguarda la Vita nel suo complesso, ma i singoli eventi e una particolare capacità di vederne gli aspetti positivi. Senza la Speranza è comunque difficile essere ottimisti.

Tuttavia – sostiene la sociologa – indurre i malati a essere ottimisti quando una diagnosi medica non lascia intravedere possibilità di guarigione, a suo parere, per loro può essere frustrante, perché impedisce di esprimere emozioni come la paura o la rabbia di fronte alla malattia.