Il coraggio di fallire

«Abbi coraggio e un po' di volontà di avventurarti e di essere sconfitto»: queste parole del poeta americano Robert Frost permettono di capire che "essere sconfitti", fallire, cadere fa parte del normale processo di ogni vita.

L’importante è rialzarsi, non abbattersi e non farsi travolgere da eventuali fallimenti.
C’è sempre la possibilità di ricominciare e in questa consapevolezza consiste il coraggio.

O, per essere più precisi, un aspetto del coraggio: «C'è una caratteristica che accomuna il delicato assetto dell'essere umano ai materiali studiati in ingegneria: l'uno e gli altri sono in grado di resistere a sollecitazioni traumatiche, deformanti ed estreme, riacquistando la propria forma. Questa capacità si chiama "resilienza spiegano la psicologa Anna Oliverio Ferraris e il neurobiologo Alberto Oliverio.

Coltivare la resilienza

Nel modo di affrontare le avversità vi sono numerose componenti personali (tra cui quelle genetiche e quelle legate all’ambiente familiare in cui ciascuno nasce e cresce) e altre che sono invece legate alla collettività: la resilienza, insomma, può essere qualcosa di spontaneo o qualcosa di “assistito”, di coltivato, ma è un requisito importante per reagire e recuperare equilibrio tutte le volte che le cose vanno male.

Chi è resiliente ha, insomma, il coraggio di fallire e sa guardare oltre i piccoli e grandi incidenti e traumi che capitano nella vita di ognuno (in questo senso vi è un collegamento con la speranza).
Il grande statista inglese Winston Churchill diceva che «il successo non è mai definitivo. Il fallimento non è mai fatale. È il coraggio di continuare che conta».

Resilienza

Dal latino resilìre, "rimbalzare", è un termine preso a prestito dalla scienza dei materiali, dove indica la resistenza agli urti.
Riferito alla psicologia umana è la capacità di "reggere" gli urti esistenziali, le esperienze negative, le difficoltà, avendo l’energia di rialzarsi e ricominciare.