Il cuore in azione

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si è posta come obiettivo quello di sviluppare il coraggio nei bambini e nei giovani proprio come una delle "competenze per la vita", cioè quelle competenze che – favorendo uno sviluppo armonico dell'individuo e un maggior livello di benessere esistenziale – predispongono a una vita adulta equilibrata e piena.

Per raggiungere questo obiettivo occorre:

  • conoscersi;
  • essere consapevoli delle proprie emozioni;
  • essere consapevoli dei propri limiti e delle proprie difficoltà;
  • essere disposti a farsi carico e rispondere dei propri comportamenti;
  • essere aperti al confronto con gli altri.

Non si tratta di presupposti da poco, certamente, ma l'importante è acquisire che il coraggio non è necessariamente qualcosa che si possiede già, quanto un obiettivo da raggiungere con l'esercizio quotidiano, affrontando le piccole e grandi sfide di ogni giorno.

Come ricorda la sua etimologia, il coraggio è "avere il cuore in azione": un cuore disponibile all'ascolto per comprendere che cosa realmente vuole e per trovare la forza di realizzarlo.

Mettere il cuore nelle scelte che facciamo ci permette di avere maggiore forza, di osare. Il filosofo danese Søren Kierkegaard ha affermato: «osare è perdere solo momentaneamente la propria strada. Non osare è perdere se stessi».

Ecco allora che il coraggio – come nel caso di Abramo sprona a mettersi in viaggio, senza scansare i timori, le zone d'ombra e la fatica, ma affrontandoli e cercando di superarli.
Lo stesso vale per ciascuno di noi, di fronte al viaggio della vita: senza coraggio non c'è cambiamento, non si cresce.

In conclusione, possiamo dire che il coraggio è il contrario dell’indifferenza, dell’inazione, della passività: un cuore "coinvolto" spinge infatti a fare azioni che riteniamo giuste sfidando le opinioni correnti, anche a costo di trovarci isolati (proprio come capitò a Gesù).