Rispettare ma non giustificare la scelta umana

Nel racconto proposto dal Libro della Genesi, Dio crea l'uomo libero di optare se attenersi o meno al suo divieto di mangiare i frutti dell'albero del Bene e del Male.

Di fronte al dilemma di una scelta decisiva, l'uomo fa cattivo uso della sua libertà: da questa scelta – secondo la concezione ebraico-cristiana – dipende la presenza del Male nel mondo.

Dio, essendo onnipotente, avrebbe potuto stabilire di preservare l'uomo dal Male, creandolo privo della libertà di autodeterminarsi: ma non è questo il progetto divino sulla sua creatura.

Come Egli arretra di fronte al resto della creazione «per lasciarle spazio e consistenza» – spiega il teologo Gianfranco Ravasi – allo stesso modo «non ha incatenato tutte le potenzialità della libertà umana, ha solo voluto definire i valori morali sui quali esercitare la libertà (l’albero della conoscenza del Bene e del Male)» ed è disposto ad avere di fronte quel «rischioso interlocutore» che, infatti, respinge il progetto divino.

Ma se Dio è disponibile a «rispettare l’uomo nelle sue follie» non lo è «a giustificarlo o ignorarlo».

Infatti - come appare chiaramente già nell'Eden - non è l'uomo a cercare Dio, ma è Dio che, subito dopo il tradimento, scende nel giardino e si mette in cerca dell'uomo («Dove sei?» - Genesi 3, 9) per ricondurlo a sé.

Cercando l’uomo e non lasciandolo a se stesso, Dio lo pone di fronte alla necessità di interrogarsi sulle sue scelte.

Il Salmo 32 può aiutare nell'interpretazione delle parole di Ravasi, al versetto 8: «Ti istruirò e ti insegnerò la via da seguire; / con gli occhi su di te, ti darò consiglio».