Adorazione


Lodovico Cardi detto Il Cigoli (1559-1613),
Adorazione dei Magi, 1605, olio su tela,

Stourhead House, Wiltshire, collezione Hoare.





In alto, tra un tripudio di cherubini, un’abbacinante luce divina squarcia le nubi. A sinistra, contro lo sfondo scuro di antiche rovine, simbolo del crollo del paganesimo, la Madonna e il Bambino sembrano emanare essi stessi quella medesima luce, che viceversa lambisce appena il capo di Giuseppe e quello del Magio in ginocchio. Il progressivo trascolorare della luce segnala il trapasso dalla dimensione divina a quella umana e realizza visivamente il profondo significato della scena, la rivelazione, appunto, o epifania di Gesù. Il personaggio a cavallo in lontananza, abbigliato come un centurione romano, e la cupola sullo sfondo, allusione a quella del Tempio di Gerusalemme, valgono a collocare storicamente la scena, mentre l’abbigliamento dei Magi rimanda piuttosto a una consolidata tradizione leggendaria che alla più attendibile verità storica. I preziosissimi tessuti delle vesti dei Magi, l’ermellino, il broccato, le guarnizioni di pelliccia, sottolineano inequivocabilmente la loro statura regale: sono i potenti della terra che, riconoscendo la rivelazione divina di Gesù, depongono ai suoi piedi, in segno di deferenza e di omaggio, non soltanto i tradizionali doni, oro incenso e mirra, ma anche i simboli stessi della regalità terrena. Più attendibilmente, i Magi erano invece sacerdoti dell’antica religione persiana, provvisti, secondo la tradizione, di doti di astrologi, indovini e stregoni, che, guidati da una stella, giunsero dall’Oriente a Betlemme per adorarvi Gesù, e pertanto furono le prime figure religiose a riconoscere la sua divinità. Poiché portarono in dono oro, incenso e mirra, la tradizione fissò il loro numero a tre, anche se il vangelo di Matteo parla soltanto di «alcuni Magi» né allude a una loro autorità regale.
 
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