Pietro Lorenzetti,
La morte di Giuda, 1320-1330, affresco,
Assisi, Basilica inferiore di San Francesco.
LA MORTE DI GIUDA - Mentre il vangelo di Matteo narra che Giuda, attanagliato dal rimorso, corre ad impiccarsi, e con i trenta denari da lui ripudiati i sacerdoti acquistano un campo da destinare alla sepoltura degli stranieri, secondo gli Atti degli Apostoli è lo stesso Giuda ad acquistare il campo con il profitto del suo tradimento, ma un giorno, recatosi nella sua nuova proprietà, cade in un dirupo, e «precipitando si spaccò in mezzo e si sparsero tutte le sue viscere». C’è chi ipotizza una dinamica dei fatti intesa a conciliare le due versioni. Giuda si sarebbe effettivamente impiccato, quindi il ramo dell’albero o la corda a cui era appeso si sarebbe stroncato, e se l’albero si fosse trovato in prossimità di un dirupo, il corpo del suicida, precipitando, avrebbe potuto riportare l’orribile scempio descritto dagli Atti degli Apostoli. Simbolicamente, Giuda applica a se stesso una morte, quella per impiccagione, che la legge giudaica comminava per lo più agli idolatri e ai bestemmiatori. Era ritenuta particolarmente degradante, tanto che il condannato “appeso” era considerato un maledetto da Dio.