Il serpente di bronzo
La composizione è straordinariamente mossa e dinamica, incentrata sul motivo dell’asimmetria. Ciò la differenzia nettamente dagli altri tre pennacchi. Questa scelta ha lo scopo principale di accentuare la drammaticità della scena.
Il Serpente di bronzo – soggetto principale dell’episodio biblico – non è posto esattamente al centro, bensì sensibilmente spostato verso la sinistra di chi osserva. Esso non è posto neppure in primo piano, bensì sullo sfondo, contro uno squarcio di cielo nel quale si affollano i serpenti velenosi che piovono letteralmente sui malcapitati ebrei.
Considerando il tema dell’asimmetria, notiamo che la massa aggrovigliata dei corpi (vittime del morso dei serpenti) dilaga, in uno scomposto aggrovigliarsi delle membra, verso sinistra ben oltre la metà del quadro.
All’estrema sinistra, infine, si scorgono quelli che, per avere fissato il Serpente di bronzo innalzato da Mosè, guariscono dal veleno e hanno salva la vita.
Se nella Punizione di Amàn la croce – che è un simbolo di redenzione – diventava lo strumento del supplizio per il malvagio Amàn, così in questo caso il serpente – ispiratore del Peccato Originale – diventa simbolo di salvezza.
Comune alla Punizione di Amàn è, inoltre, il tema del
Giudizio, al quale rimanda anche la figura di Giona, che campeggia fra il pennacchio del Serpente e quello della punizione di Amàn.