Il serpente di bronzo

Il gruppo di figure

Un particolare

Un particolare
Il fatto
Dell’episodio del Serpente di bronzo trattano due libri della Bibbia: il Libro dei Numeri (che narra i quarant’anni trascorsi dal popolo ebraico nel deserto del Sinai) e il Libro della Sapienza, uno dei cosiddetti "libri sapienziali" (o "libri poetici" in quanto presentano immagini liriche e fantasiose e uno stile raffinato).
Ci troviamo nella penisola del Sinai, durante la lunga peregrinazione nel deserto del popolo d’Israele.
Esausto e affamato a causa dell’interminabile girovagare nell’arida distesa di sabbia, dove può cibarsi soltanto della famosa "manna" (che gli ebrei, lagnandosene, definiscono «questo cibo così leggero», ma pur sempre inviato loro dalla divina provvidenza) il popolo d’Israele si abbandona all’ennesima protesta contro il Signore.
Dio li punisce facendo piovere dal cielo una miriade di serpenti velenosi che mordono e uccidono un gran numero di ebrei. Così il popolo, pentito dei propri peccati, chiede a Mosè d’intercedere presso il Signore. Infine, Dio ordina a Mosè d’innalzare sopra un’asta un serpente di rame, stabilendo che chi avesse rivolto lo sguardo verso questo serpente si sarebbe salvato.
Nel vangelo di Giovanni è Gesù stesso, rispondendo a Nicodemo, a ricordare l’episodio del Serpente di bronzo:
Gli rispose Gesù: "Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna".
(Giovanni 3, 10-17)
Il Serpente di bronzo, dunque, è considerato una prefigurazione di Gesù e il fatto che gli ebrei possano guarire dal morso dei rettili guardando il simulacro del serpente innalzato da Mosè è un’allusione al potere miracoloso della croce.
La parola
Poi gli israeliti partirono dal monte Cor, dirigendosi verso il Mare Rosso per aggirare il paese di Edom. Ma il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatti uscire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero». Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti velenosi i quali mordevano la gente e un gran numero d’israeliti morì. Allora il popolo venne a Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; prega il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita». Mosè fece un serpente di rame e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame restava in vita.
Numeri 21, 4-9
Quando infatti li assalì il terribile furore delle bestie
e perirono per i morsi di tortuosi serpenti,
la tua collera non durò sino alla fine.
Per correzione furono spaventati per breve tempo,
avendo già avuto un pegno di salvezza
a ricordare loro i decreti della tua legge.
Infatti chi si volgeva a guardarlo
era salvato non da quel che vedeva,
ma solo da te, salvatore di tutti.
Sapienza 16, 5-7