Gesù fra i Dottori
José de Ribera (1591-1652)
Gesù a dodici anni davanti agli scribi, 1625-1630, olio su tela
Vienna, Kunsthistorisches Museum

William Holman Hunt
Il fatto
Gesù tra i dottori è l’unico episodio dei Vangeli inerente alla vita di Gesù adolescente. Giuseppe e Maria, recatisi con Gesù dodicenne a Gerusalemme in occasione della Pasqua ebraica, smarriscono il figlio tra la folla e lo ritrovano tre giorni dopo nel Tempio, intento a discutere con i dottori della Legge. L’episodio è ricco di implicazioni simboliche. 1) Ha luogo durante la Pasqua, in ebraico pesah, «passaggio», che per Gesù coincide con il rito del bar-mitzvah, il “passaggio”, religiosamente parlando, dall’infanzia all’età adulta; al tempo stesso, è il preannuncio della Pasqua di Gesù, il “passaggio”, attraverso la resurrezione, dalla morte terrena alla vita eterna. 2) Ha come teatro Gerusalemme, la città “che uccide i profeti”, come dirà Gesù stesso: «Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi i messaggeri che ti sono inviati!» (Luca 13,34); passione, morte e resurrezione avranno tutte come teatro Gerusalemme. 3) Prelude alla futura vita pubblica di Gesù, durante la quale egli tornerà più volte nel Tempio, simbolo di un passato e di una tradizione che è venuto a rivoluzionare e rigenerare. 3) Il ritrovamento da parte di Giuseppe e Maria dopo tre giorni d’angoscia è un chiaro rimando ai tre giorni di Gesù nel sepolcro. 4) Quando viene ritrovato, Gesù è «seduto in mezzo ai dottori, intento ad ascoltarli e ad interrogarli» e «Tutti quelli che lo udivano restavano meravigliati della sua intelligenza e delle sue risposte»: Gesù non è soltanto il Salvatore ma anche il Maestro, che parla con autorità e consapevolezza. 5) Rimproverato dalla Madonna, per la prima volta Gesù dichiara di essere il Figlio di Dio: «Non sapevate che io mi devo occupare di quanto riguarda il Padre mio?». Maria e Giuseppe, tuttavia, non comprendono «ciò che aveva detto loro», incominciano cioè a “perderlo” come figlio terreno nella misura in cui Gesù è anche Figlio di Dio. 6) Dichiarando di doversi «occupare» del Padre, Gesù preannuncia altresì la sua missione evangelizzatrice: «Bisogna che io annunzi la bella notizia del Regno di Dio anche alle altre città: per questo sono stato mandato» (Luca 4,43). 7) L’episodio si conclude con il ritorno a Nazaret, che rimanda simbolicamente alla resurrezione e alla permanenza perpetua di Gesù con i credenti.
La parola
Dal Vangelo di Luca (2,41-52)
«I suoi genitori erano soliti andare a Gerusalemme ogni anno, per la festa di Pasqua. Ora, quando egli ebbe dodici anni, i suoi salirono a Gerusalemme, secondo il rito della festa. Trascorsi quei giorni, mentre essi se ne tornavano, il fanciullo rimase in Gerusalemme, senza che i suoi genitori se ne accorgessero. Credendo che egli si trovasse nella comitiva, fecero una giornata di cammino, poi lo cercarono fra i parenti e i conoscenti. Ma, non avendolo trovato, tornarono a Gerusalemme per farne ricerca. Lo trovarono tre giorni dopo, nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, intento ad ascoltarli e ad interrogarli. Tutti quelli che lo udivano restavano meravigliati della sua intelligenza e delle sue risposte. Nel vederlo, essi furono stupiti e sua madre gli disse: “Figlio, perché hai fatto questo? Ecco, tuo padre ed io, addolorati, ti cercavamo!”. Ma egli rispose loro: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io mi devo occupare di quanto riguarda il Padre mio?”. Essi però non compresero ciò che aveva detto loro. Egli scese con loro e tornò a Nazaret, ed era loro sottomesso. Sua madre conservava tutte queste cose in cuor suo. E Gesù cresceva in sapienza, in età e in grazia, davanti a Dio e davanti agli uomini.»