La scena si ispira a un passo del Vangelo di Luca e si riferisce alla chiamata di san Pietro – ma non solo – da parte di Gesù. Da destra a sinistra vediamo infatti Zebedeo, i suoi figli Giacomo e Giovanni, futuri apostoli, poi Andrea, anche lui apostolo, e suo fratello Pietro, inginocchiato ai piedi di Gesù.
Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
(Luca 5,1-11)
Sappiamo che un giorno, a Cafarnao, Gesù guarì dalla febbre la suocera di Pietro, il quale, evidentemente, doveva essere sposato. Fonti apocrife affermano che la moglie lo seguì nella sua predicazione e morì martire ancor prima di lui. Secondo un’altra tradizione, una figlia di Pietro sarebbe stata Petronilla, venerata come martire.
Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva.Matteo 8,14-15
Pietro si lancia sulle acque del lago per raggiungere Gesù, ma a poco a poco comincia a inabissarsi. Gesù scivola sulle acque verso Pietro, che senza il suo aiuto annegherebbe. Mentre tutte le altre figure si riflettono nell’acqua, il mantello rosso di Gesù non si specchia nelle onde. In questo caso la fonte è il Vangelo di Matteo.
Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò.Matteo 14,25-32
Il tema della Consegna delle chiavi è di fondamentale importanza perché sottolinea la trasmissione del potere spirituale direttamente dalle mani di Cristo in quelle di san Pietro, giustificandone il primato su cui si baserà nei secoli a venire tutta l’autorità papale.
Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».Matteo 16,13-19
Collegata idealmente al tema della “Consegna delle Chiavi” è l’iconografia della Traditio legis, sviluppatasi sin dal IV secolo. Come Dio Padre aveva dato a Mosè i comandamenti, così Cristo, in piedi su un globo azzurro, simbolo del Creato, consegna a Pietro la nuova legge, un rotolo svolto sul quale si legge Dominus legem dat. L’apostolo porta una croce con il simbolo cristiano del Chi-rho, il cosiddetto monogramma di Cristo, formato dalle lettere XP, cioè le prime due lettere greche della parola ΧΡΙΣΤΟΣ – Christos – sovrapposte.
Seguendo il suggerimento di Gesù, Pietro ha pescato un grosso pesce, nelle cui interiora si trova la moneta per il pagamento del tributo.
Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». Rispose: «Dagli estranei». E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te».Matteo 17,24-27
1308-1311, tempera su tavola, Siena, Museo dell’Opera del Duomo.
Gesù, con un asciugamano cinto in vita secondo la fonte evangelica di Giovanni, si accinge a lavare i piedi agli apostoli, ma Pietro non coglie subito il significato del gesto di Gesù e vorrebbe rifiutarsi di farsi servire da lui.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!».Giovanni 13,6-9
Nelle Storie di Cristo affrescate da Giotto nella cappella Scrovegni a Padova, Pietro viene presentato nei suoi caratteri più umani. Il particolare evidenzia il gesto violento dell’apostolo che, con un coltello, taglia un orecchio a Malco, allorché, nell’orto del Getsemani, Gesù viene circondato dagli inviati del Sinedrio per essere catturato.
Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco.Giovanni 18,10
Solo il Vangelo di Giovanni cita esplicitamente Pietro come colui che colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio, mentre i sinottici si limitano ad affermare che a compiere il gesto fu “uno di quelli che erano con Gesù”.
L’episodio ha un antefatto durante l’Ultima cena, allorché Gesù afferma di essere in procinto di recarsi là ove gli apostoli non potranno seguirlo. Pietro allora gli domanda: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!» Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte» (Giovanni 13, 37-38). Dopo l’arresto di Gesù, Pietro s’intrufola nel cortile della casa del sommo sacerdote, dove viene riconosciuto da una serva, che lo accusa di essere uno dei discepoli, ma egli giura di non avere niente a che fare con Gesù. La stessa cosa avviene una seconda volta nell’atrio della casa, e una terza volta, più tardi, alcune persone radunate intorno al fuoco lo riconoscono nuovamente come uno dei discepoli.
Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.Giovanni 18,25-27
La pittura barocca si ispira spesso alle storie di Pietro, privilegiando l’indagine sui sentimenti e le emozioni. La scena raffigura il momento in cui l’apostolo, dopo avere rinnegato il Messia per tre volte di seguito, si ricorda, udendo cantare il gallo, di quello che Gesù gli aveva detto:
E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: “Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte”. E, uscito fuori, pianse amaramente.Matteo 26,75
Le lacrime di Pietro sono il simbolo dell’acqua che lava e cancella i peccati commessi. Dietro il gallo s’intravvede un tralcio di vite, emblema di Cristo e della Chiesa. La luce della lanterna allude al mondo fisico, reale, ma vi è anche una luce proveniente dall’alto, la luce della Grazia divina che “illumina” interiormente Pietro e gli fa riconoscere il tradimento appena commesso.
Questa originale iconografia, che non ha riscontro nei Vangeli, mostra Pietro in lacrime davanti a Cristo legato alla colonna. Ora, sappiamo che nessuno degli apostoli seguì Gesù durante la flagellazione, ed è come se l’artista avesse voluto conferire maggior risalto al pentimento di Pietro, dopo il triplice rinnegamento, mediante l’accostamento con uno dei simboli più pregnanti della Passione, la colonna della flagellazione.
Si tratta di una iconografia piuttosto insolita, che raffigura Gesù con alcuni grandi “pentiti” della tradizione cristiana, che meritarono il perdono in virtù della loro sincera contrizione. Davanti al Cristo in piedi, nel tradizionale atteggiamento del Risorto, vediamo la Maddalena, il re David e il buon ladrone, uno dei malfattori suppliziati ai lati della croce, e, con le mani giunte, lo stesso Pietro, che aveva negato per ben tre volte di conoscere Gesù la sera del suo arresto.
Nei giorni immediatamente successivi all’ascensione di Gesù, Pietro assume la guida del piccolo gruppo degli apostoli e provvede alla sostituzione del traditore Giuda con Mattia. Subito dopo la discesa dello Spirito Santo, Pietro rivolge alla folla la sua prima predica, dopo la quale ben tremila persone chiedono di essere battezzate.
Allora Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò a loro così: “Uomini di Giudea, e voi tutti abitanti di Gerusalemme, vi sia noto questo e fate attenzione alle mie parole…”Atti deli Apostoli 2,14 sgg.
È Pietro, dopo la prima predicazione, a compiere il primo miracolo dopo la Risurrezione. Salendo al tempio con Giovanni, guarisce, nel nome di Gesù, uno storpio che chiedeva l’elemosina.
Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera delle tre del pomeriggio. Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita; lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta Bella, per chiedere l’elemosina a coloro che entravano nel tempio. Costui, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, li pregava per avere un’elemosina. Allora, fissando lo sguardo su di lui, Pietro insieme a Giovanni disse: «Guarda verso di noi». Ed egli si volse a guardarli, sperando di ricevere da loro qualche cosa. Pietro gli disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!». Lo prese per la mano destra e lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono e, balzato in piedi, si mise a camminare; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio.Atti degli Apostoli 3,1-8
I coniugi Anania e Saffira caddero morti dopo avere mentito a Pietro per avarizia, affermando di avere dato in offerta agli apostoli l’intera somma ricavata dalla vendita delle proprie terre. Si noti come al centro della composizione, in secondo piano, vi sia una persona che dà l’elemosina a un mendicante, come a sottolineare la morale dell’episodio principale.
Un uomo di nome Anania, con sua moglie Saffira, vendette un terreno e, tenuta per sé, d’accordo con la moglie, una parte del ricavato, consegnò l’altra parte deponendola ai piedi degli apostoli. Ma Pietro disse: «Anania, perché Satana ti ha riempito il cuore, cosicché hai mentito allo Spirito Santo e hai trattenuto una parte del ricavato del campo? Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e l’importo della vendita non era forse a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest’azione? Non hai mentito agli uomini, ma a Dio». All’udire queste parole, Anania cadde a terra e spirò. Un grande timore si diffuse in tutti quelli che lo ascoltavano. Si alzarono allora i giovani, lo avvolsero, lo portarono fuori e lo seppellirono.
Avvenne poi che, circa tre ore più tardi, entrò sua moglie, ignara dell’accaduto. Pietro le chiese: «Dimmi: è a questo prezzo che avete venduto il campo?». Ed ella rispose: «Sì, a questo prezzo». Allora Pietro le disse: «Perché vi siete accordati per mettere alla prova lo Spirito del Signore? Ecco qui alla porta quelli che hanno seppellito tuo marito: porteranno via anche te». Ella all’istante cadde ai piedi di Pietro e spirò. Quando i giovani entrarono, la trovarono morta, la portarono fuori e la seppellirono accanto a suo marito.Atti degli Apostoli 5,1-10
la litografia riproduce l’omonimo e coevo dipinto a olio di Alexandre Laemlein
conservato presso la chiesa di Saint-Pierre de Gaubert, Boé, Lot-et-Garonne, Francia.
A Giaffa c’era una discepola chiamata Tabità – nome che significa Gazzella –, la quale abbondava in opere buone e faceva molte elemosine. Proprio in quei giorni ella si ammalò e morì. La lavarono e la posero in una stanza al piano superiore. E, poiché Lidda era vicina a Giaffa, i discepoli, udito che Pietro si trovava là, gli mandarono due uomini a invitarlo: “Non indugiare, vieni da noi!”. Pietro allora si alzò e andò con loro. Appena arrivato, lo condussero al piano superiore e gli si fecero incontro tutte le vedove in pianto, che gli mostravano le tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava quando era fra loro. Pietro fece uscire tutti e si inginocchiò a pregare; poi, rivolto al corpo, disse: «Tabità, àlzati!». Ed ella aprì gli occhi, vide Pietro e si mise a sedere. Egli le diede la mano e la fece alzare, poi chiamò i fedeli e le vedove, e la presentò loro viva. La cosa fu risaputa in tutta Giaffa, e molti credettero nel Signore.Atti degli Apostoli 9,36-42
Pietro, dopo avere avuto una strana visione premonitrice in cui Dio gli dice: «Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo profano» (Atti degli Apostoli 10,15), viene chiamato presso il centurione romano Cornelio, pagano ma noto come uomo pio e timorato, che a sua volta era stato spinto da una visione a convocare l’apostolo. Cornelio, nel vederlo, si getta ai suoi piedi per adorarlo, ma Pietro gli dice: «Àlzati: anche io sono un uomo!» (Atti 10,26). Mentre Pietro gli parla, lo Spirito Santo discende sul centurione e sui suoi compagni, come in una nuova Pentecoste. È l’inizio dell’evangelizzazione dei “gentili”, appellativo con cui venivano designate le genti non giudaiche, e quindi pagane, cui alludeva la visione premonitrice di Pietro.
Erode Agrippa incomincia una persecuzione contro i cristiani e fa giustiziare Giacomo, fratello di Giovanni, primo degli apostoli a subire il martirio. Poi fa arrestare anche Pietro, ma un angelo appare in carcere e sveglia l’apostolo, che, come trasognato, lo segue fuori dalla prigione.
In quella notte, quando Erode stava per farlo comparire davanti al popolo, Pietro, piantonato da due soldati e legato con due catene, stava dormendo, mentre davanti alle porte le sentinelle custodivano il carcere. Ed ecco, gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: «Àlzati, in fretta!». E le catene gli caddero dalle mani.
L’angelo gli disse: «Mettiti la cintura e légati i sandali». E così fece. L’angelo disse: «Metti il mantello e seguimi!». Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si rendeva conto che era realtà ciò che stava succedendo per opera dell’angelo: credeva infatti di avere una visione.
Essi oltrepassarono il primo posto di guardia e il secondo e arrivarono alla porta di ferro che conduce in città: la porta si aprì da sé davanti a loro. Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l’angelo si allontanò da lui.Atti degli Apostoli 12,6-10
Dopo la liberazione dal carcere, Pietro si reca a casa di Maria di Gerusalemme, madre di Marco, ove si radunavano i primi cristiani della città. Marco, divenuto un fedele discepolo di Pietro – il quale, nella sua Prima Lettera, lo chiama “figlio mio” (1Pietro 13) –, raccoglie la predicazione dell’apostolo sui detti e sui fatti di Gesù e scrive il secondo Vangelo. Il dipinto raffigura appunto uno dei momenti in cui Marco trascrive le parole della predica di Pietro.
[Pietro] si recò alla casa di Maria, madre di Giovanni, detto Marco, dove molti erano riuniti e pregavano. Appena ebbe bussato alla porta esterna, una serva di nome Rode si avvicinò per sentire chi era. Riconosciuta la voce di Pietro, per la gioia non aprì la porta, ma corse ad annunziare che fuori c’era Pietro. «Tu vaneggi!», le dissero. Ma ella insisteva che era proprio così. E quelli invece dicevano: «È l’angelo di Pietro». Questi intanto continuava a bussare e, quando aprirono e lo videro, rimasero stupefatti. Egli allora fece loro cenno con la mano di tacere e narrò loro come il Signore lo aveva tratto fuori del carcere, e aggiunse: «Riferite questo a Giacomo e ai fratelli». Poi uscì e se ne andò verso un altro luogo.Atti degli Apostoli 12,12-17
affresco, Firenze, santa Maria del Carmine, Cappella Brancacci.
Secondo gli Atti degli Apostoli, Pietro, dopo la miracolosa liberazione dal carcere, “se ne andò verso un altro luogo”, forse la città di Antiochia, ove si svolse la famosa disputa con san Paolo. Secondo la Legenda aurea di Jacopo da Varazze, Pietro, ad Antiochia, sarebbe poi stato incarcerato dal governatore Teofilo. Dopo avere visitato Pietro in carcere, Paolo supplicò il governatore di liberare l’apostolo. Teofilo, allora, sfidò Pietro, promettendogli la libertà se avesse dato prova dei suoi poteri soprannaturali resuscitandogli il figlio, morto da quattordici anni. Pietro, sulla tomba del ragazzo, miracolosamente lo resuscitò, e tutta Antiochia si convertì al cristianesimo. A celebrare l’avvenimento venne eretta una chiesa, la prima sul cui trono (o cattedra) Pietro poté sedere, ascoltato da tutti. Del resto, già nei primi secoli del cristianesimo la Chiesa romana celebrava la festa della Cattedra di san Pietro, la cui denominazione completa era, appunto, Natalis cathedrae sancti Petri apostoli qua sedit apud Antiochiam.
Un’invenzione iconografica, apparsa sin dalla fine del IV secolo, è la cosiddetta concordia apostolorum, che raffigura Pietro e Paolo insieme. Secondo gli scritti apocrifi, Pietro e Paolo si sarebbero incontrati alle porte di Roma e si sarebbero abbracciati poco prima di andare incontro al martirio. Il messaggio evidente è quello della concordia all’interno della Chiesa, così come i due apostoli si erano riconciliati dopo le divergenze espresse da Paolo nella Lettera ai Galati (2,7-14).
Dopo Antiochia, ove rimase sette anni, Pietro si recò a Roma. Qui, secondo la Legenda aurea, ebbe fine lo scontro fra l’apostolo e Simon Mago, personaggio già ricordato negli Atti degli Apostoli come un mago della Samaria: “Vi era da tempo in città un tale di nome Simone, che praticava la magia e faceva strabiliare gli abitanti della Samaria, spacciandosi per un grande personaggio” (Atti degli Apostoli 8,9). All’epoca, Simon Mago si era convertito ma poi aveva cercato di corrompere gli apostoli con del denaro affinché gli comunicassero la facoltà di imporre lo Spirito Santo con le mani. San Pietro lo aveva scacciato, e da questo tentativo di commercio di cose sacre deriva il termine simonia.
Simone, vedendo che lo Spirito veniva dato con l’imposizione delle mani degli apostoli, offrì loro del denaro dicendo: «Date anche a me questo potere perché, a chiunque io imponga le mani, egli riceva lo Spirito Santo». Ma Pietro gli rispose: «Possa andare in rovina, tu e il tuo denaro, perché hai pensato di comprare con i soldi il dono di Dio!»Atti degli Apostoli 8,18-20
A Roma, Simon Mago sfidò Pietro, levandosi in volo. Aiutato dai demoni, per qualche tempo vi riuscì, ma l’apostolo pregò il Signore di farlo cadere al suolo, così da smascherarlo davanti a tutto il popolo. Nella Chiesa di santa Francesca Romana si conserva ancora oggi una pietra con le impronte di due ginocchia, quella, secondo la tradizione, su cui Pietro s’inginocchiò per pregare il Signore di fermare gli incantesimi del mago.
Per sfuggire alle persecuzioni anticristiane di Nerone, Pietro, secondo una leggenda, si allontanò da Roma lungo la via Appia quand’ecco che, a un certo punto, gli apparve Gesù, diretto verso la città. «Domine, quo vadis?», (Signore, dove vai?), domandò Pietro, e Gesù rispose: «Eo Romam, iterum crucifigi», (Vado a Roma, per essere crocifisso nuovamente). Pietro capì che, con questo segno, Gesù gli chiedeva di affrontare coraggiosamente il martirio, e ritornò indietro.
Pietro, dunque, fu arrestato in seguito alla persecuzione neroniana e rinchiuso, insieme a Paolo, nel Carcere Mamertino. I due carcerieri, destinati a diventare i santi Processo e Martiniano, vedendo i miracoli dei due apostoli, chiesero di essere battezzati. Pietro, percuotendo la roccia, ne fece scaturire dell’acqua e con essa battezzò Processo e Martiniano, i quali poi aprirono le porte del carcere invitando gli apostoli a fuggire. Subito scoperti, vennero torturati e infine giustiziati.
È possibile seguire, quasi minuto per minuto, le fasi del martirio di san Pietro, tanto è ricca l’iconografia che lo riguarda. Gli artisti hanno raffigurato ogni momento del supplizio, da quando viene spogliato per essere disteso sulla croce (Guercino), a quando i carnefici iniziano a sollevarla (Caravaggio); poi, vediamo l’apparato di funi e il grande sforzo necessario per erigere la croce (Luca Giordano), quindi l’apostolo legato alla croce ormai issata in verticale (Guido Reni), e infine la fase finale del supplizio, con l’apostolo a testa in giù che strabuzza gli occhi (Giovanni Battista Carlone). È il compimento della profezia di Gesù, che aveva predetto a Pietro “con quale morte egli avrebbe glorificato Dio” (Gv 21,19):
«In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi».Giovanni 21,18
Pietro chiese e ottenne di essere crocifisso a testa in giù, ritenendosi indegno di morire come il Salvatore. Il supplizio ebbe luogo nel circo fondato da Caligola nell’Ager Vaticanus, cioè nei giardini del Vaticano, e Pietro venne sepolto in un’area cimiteriale poco lontana, nel luogo in cui sorgerà la Basilica a lui dedicata, cuore della cristianità.