L’emigrazione europea a fine Ottocento

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Descrizione

Tra il 1870 e il 1914 la popolazione europea cresce costantemente, passando da circa 300 milioni di abitanti a oltre 400 milioni: un incremento straordinario, che provoca un gigantesco fenomeno migratorio, legato all’aumento dei bisogni alimentari e alla necessità, per un’enorme massa di persone, di trovare lavoro.

Il fenomeno riguarda soprattutto le popolazioni rurali: molti, inizialmente, si spostano nei centri urbani, dove è normalmente più facile trovare occupazione. Non sempre, però, le città sono in grado di assorbire un così grande numero di disoccupati. Milioni di persone, allora, cominciano a spingersi più lontano, dirigendosi soprattutto verso gli Stati Uniti e l’America Latina.

Poverissimi, analfabeti e incapaci di parlare la lingua del posto, gli immigrati sono utilizzati nei lavori più pesanti e peggio pagati. Quasi sempre, inoltre, oltre allo sfruttamento, devono subire la diffidenza e l’ostilità della popolazione locale. Grazie all’afflusso di immigrati, la popolazione dei soli Stati Uniti passa dai 63 milioni del 1890 ai 106 milioni del 1920.

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L’emigrazione europea a fine Ottocento
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