Fin dalle prime immagini, Luther - Genio, ribelle, liberatore rivela il suo obiettivo principale: illustrare in maniera chiara ed esaustiva la vita di Martin Lutero e i primi passi del movimento religioso che ebbe origine dalla sua predicazione.
Il famoso episodio del temporale che indusse Lutero a dedicarsi alla vita monastica, seguito dalla didascalia «Erfurt 1507» che segnala l’avvenuta consacrazione del monaco Martin, lascia intuire quale sarà lo stile del film: una narrazione semplice e lineare degli eventi più importanti, dando a ciascuno il giusto rilievo per farne cogliere il significato, e senza dimenticare gli episodi entrati nell’immaginario collettivo, di forte valore simbolico, anche a scapito della verità storica; è il caso dell’affissione delle 95 Tesi sulla porta della chiesa del castello di Wittenberg, probabilmente mai avvenuta, in quanto Lutero si limitò a inviare il documento per lettera all’arcivescovo Alberto di Magonza, seguendo la procedura ufficiale.
È evidente dunque l’impostazione divulgativa del film, come per insegnare agli spettatori ciò che ancora non conoscono, o per richiamare alla loro memoria gli elementi più significativi della nascita della Riforma, tratti dalla Storia o dalla tradizione.
Da una parte dunque abbiamo un approfondimento della figura di Lutero dal punto di vista biografico e psicologico, dall’altra vengono descritti i grandi avvenimenti storici fino alla Dieta di Augusta, dove, di fronte all’imperatore Carlo V, viene per la prima volta tentato un accordo tra protestanti e cattolici. Si tratta di una fase cruciale della vita di Lutero e della storia europea che va dal 1505 al 1530. Come si è visto, il film cerca di esporre questo insieme di elementi, piuttosto ampio e difficile da trattare con il dovuto rigore, puntando su uno stile chiaro, funzionale all’intento divulgativo che lo caratterizza.
Non sono pertanto utilizzate soluzioni cinematografiche troppo originali, che rischierebbero di compromettere la chiarezza dell’assunto. Fanno eccezione le numerose ellissi, o salti temporali, senza le quali sarebbe impossibile rappresentare in un’ora e mezza fatti che si sono svolti in venticinque anni. Non possiamo parlare di un capolavoro del cinema, ma di un’opera certamente interessante e soprattutto utile per ripercorrere alcuni eventi importantissimi della Storia.
Pur usando uno stile semplice, senza complicati accorgimenti per forzare il giudizio del pubblico, il film mostra evidenti simpatie verso Lutero e la Riforma. Nella sequenza del viaggio a Roma, dove il monaco ha modo di vedere con i suoi occhi la corruzione della Chiesa dell’epoca, il punto di vista è quello del futuro riformatore, le cui ragioni sono presentate come «giuste», mentre le istituzioni ecclesiastiche sono dalla parte del torto. Questa impostazione prosegue nel resto del film, presentando la vicenda come una lotta di Lutero per ristabilire la verità e la giustizia negate dai suoi avversari, senza fare alcun riferimento agli impulsi riformatori interni alla Chiesa cattolica. I personaggi, raffigurati in modo elementare, chiarendone sempre pensiero e obiettivi, sono suddivisi in «buoni» e «cattivi».
Qualche ulteriore esempio può aiutare a comprendere l’orientamento del film e i modi con cui si manifesta. Mentre Lutero agisce sempre seguendo la propria coscienza e alla luce del sole, i suoi oppositori sono spesso in mala fede e tramano nell’ombra, cercando di ottenere con il sopruso gli obiettivi che non riescono a raggiungere con un confronto aperto e leale; in generale, le motivazioni di Lutero e dei suoi seguaci sono di ordine ideale, morale, oltre che religioso, mentre quelle degli avversari riguardano l’utile: da una parte l’etica e i principi, dall’altra la politica e il calcolo. È evidente invece che il successo della Riforma fu dovuto a un insieme di fattori, e che il calcolo politico ebbe un ruolo decisivo in entrambi gli schieramenti.
Su un piano più esteriore, Lutero e i suoi seguaci – compreso il principe elettore Federico il Saggio – appaiono uomini generosi, gentili e alla buona; al contrario Johann Tetzel e il papa Leone X sono figure poco gradevoli nell’aspetto e comunque arroganti, come il nunzio papale Girolamo Aleandro. Persino chi prende le parole di Lutero troppo «alla lettera» acquista una luce negativa: è il caso di Andrea Carlostadio, personaggio dapprima positivo che tuttavia esce di scena come rivoltoso esaltato.
Nonostante la parzialità del punto di vista, non si può dire che Luther – Genio, ribelle, liberatore sia un film ingannevole. Lo scenario storico che il film presenta è sostanzialmente attendibile, incluse le pesanti critiche al clero di quel periodo. Inoltre, il film non nasconde alcuni tratti oscuri e problematici della personalità di Lutero. In particolare, le crisi spirituali della giovinezza e l’incoscienza con cui si getta nelle battaglie più pericolose, incurante delle conseguenze, possono far pensare a un uomo vicino alla pazzia, sebbene anche questi aspetti vadano a rafforzare l’immagine di Lutero come individuo permeato di sentimento religioso e animato da una totale buona fede.