Un 'CSI Giudea' ambientato nel 33 Dopo Cristo, per restare all'ambito televisivo, che nella prima parte si sviluppa in maniera promettente e che alterna le sue fasi investigative alle più classiche ellissi del cinema cristologico (con immancabili dissolvenze in bianco). Il confronto con i superiori, ai quali 'produrre' un corpo a tutti i costi, e la versione 'foto segnaletica' della sindone hanno del geniale, e strappano un sorriso nel loro ammiccare ai nostri dogmi, ma quando il film sceglie di confrontarsi con il sacro iniziano gli scricchiolii.
Il vagare di Clavio corrisponde alla sua ricerca interiore e al confuso errare della sua mente nella ricerca di un senso in qualcosa che per sua definizione si perita di sfuggire alla logica. Ma è a volte un girare in tondo, strumentalmente prolungato per mostrarci il suo confrontarsi fisico con il proprio passato e con la via scelta dagli apostoli tanto (in)seguiti. Una fuga la sua che - anche coraggiosamente - il regista mostra nel suo compiersi, in una delle rare apparizioni cinematografiche di Gesù stesso.
Un palesamento che toglie suspance e mistero alla vicenda, ma che tenta di portarci su un ulteriore piano. Anche qui banalizzando la messa in scena, al livello delle tante produzioni televisive indirizzate al pubblico cristiano.
(tratto da: M. Pasquini, in www.film.it)