La funzione e le caratteristiche delle proposizioni subordinate relative

2 - Le proposizioni subordinate sostantive e attributive - Il discorso diretto e indiretto / Le proposizioni subordinate attributive o appositive (relative proprie e improprie)

Punteggio: 80%    80 quesiti corretti    20 quesiti sbagliati

Difficoltà: 1/3

Stabilisci quali affermazioni sulle proposizioni subordinate relative sono esatte (Sì) e quali (No).

1. Sono riconoscibili grazie alla presenza di un pronome relativo.

  • No

2. Precisano il significato di un nome contenuto nella reggente.

  • No

3. Sono sempre subordinate, ma non sono introdotte da congiunzioni subordinanti.

  • No

4. Possono essere introdotte da avverbi di qualunque tipo.

  • No

5. Come molte altre subordinate, possono precedere la proposizione reggente.

  • No

6. Nel periodo Chiunque mi cerchi mi troverà, la subordinata relativa precede la principale.

  • No

Difficoltà: 1/3

Seleziona le proposizioni subordinate relative.

Seleziona le parole con il cursore e premi il tasto "Seleziona"

1. Da qualche parte c’era un telefono che squillava e a cui nessuno ha risposto, finché non ha smesso.

2. A questo concorso possono partecipare coloro che ne abbiano i requisiti, cioè chi è maggiorenne e ha un titolo di studio superiore.

3. Sei l’unico a cui ho anticipato questa notizia, che mi rende molto felice, ma che nello stesso tempo mi mette un po' in ansia.

4. Il treno sul quale abbiamo viaggiato era pieno di pendolari che rientravano dai luoghi dove lavorano.

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che squillava a cui nessuno ha risposto che ne abbiano i requisiti chi è maggiorenne e ha un titolo di studio superiore a cui ho anticipato questa notizia che mi rende molto felice che nello stesso tempo mi mette un po' in ansia sul quale abbiamo viaggiato che rientravano dai luoghi dove lavorano

Difficoltà: 1/3

Seleziona le subordinate relative.

Seleziona le parole con il cursore e premi il tasto "Seleziona"

Era un ragazzo robusto, che trascinava una cartella voluminosa contenente una montagna di dizionari. Non sapevo come fare per avvicinarmi a lui e tuttavia c’era qualcosa che mi spingeva a farlo. Un pomeriggio mi feci coraggio, nel momento in cui uscivamo da scuola, e lo affiancai. Per un attimo credetti che stesse per prendermi a pugni, poi vidi, dal modo in cui mi guardava, qualcosa che riconobbi come il bisogno di parlare. Mi parlò di un suo amico, che lui definiva un filosofo, che io conoscevo, al quale non avrei dato più di sedici anni. Il filosofo, che si chiamava Franklin, corrispondeva con una ragazza russa, da cui riceveva lettere nelle quali diceva che viveva con un patrigno violinista che preferiva la vodka più che il violino.

(adatt. da D. Pennac, Kamo, Milano, Einaudi scuola)

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che trascinava una cartella voluminosa contenente una montagna di dizionari che mi spingeva in cui uscivamo da scuola in cui mi guardava che riconobbi come il bisogno che lui definiva un filosofo che io conoscevo al quale non avrei dato più di sedici anni che si chiamava Franklin da cui riceveva lettere nelle quali diceva che preferiva la vodka più che il violino
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