Cui dono lepidum novum libellum

Catullo, Carmina, 1





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Cui dono lepidum novum libellum
arida modo pumice expolitum?
Corneli, tibi: namque tu solebas
meas esse aliquid putare nugas
iam tum, cum ausus es unus Italorum
omne aevum tribus explicare cartis
doctis, Iuppiter, et laboriosis.
Quare habe tibi quidquid hoc libelli
qualecumque, quod, <o> patrona virgo,
plus uno maneat perenne saeclo.





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Cui dono lepidum novum libellum
arida modo pumice expolitum?
Corneli, tibi: namque tu solebas
meas esse aliquid putare nugas
iam tum, cum ausus es unus Italorum
omne aevum tribus explicare cartis
doctis, Iuppiter, et laboriosis.
Quare habe tibi quidquid hoc libelli
qualecumque
, quod, <o> patrona virgo,
plus uno maneat perenne saeclo.





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Cui dono lepidum novum libellum
arida modo pumice expolitum?
Corneli, tibi: namque tu solebas
meas esse aliquid putare nugas
iam tum, cum ausus es unus Italorum
omne aevum tribus explicare cartis
doctis, Iuppiter, et laboriosis.
Quare habe tibi quidquid hoc libelli
qualecumque, quod, <o> patrona virgo,
plus uno maneat perenne saeclo.

Quidquid...qualecumque: enjambement (f.r.p.).

Lepidum novum: i due attributi sono privi di coordinazione; il primo rimanda all’aspetto formale del libro (la bellezza esteriore del libellus); il secondo aggettivo, novum, significa «fresco di pubblicazione, inedito» (perché la raccolta veniva pubblicata solo allora). Tuttavia non si può tralasciare di trovare nei due aggettivi un riferimento arguto sia alla grazia (lepos) della nuova poesia sia all’originalità e alla novità poetica della scuola neoterica.

Arida ... pumice expolitum: «levigato con la ruvida pietra pomice»; i margini circolari (frontes) del papiro arrotolato (volumen) venivano levigati con la pomice per pareggiare le sfrangiature. Il termine pumex di solito è maschile; qui invece Catullo lo usa al genere femminile. - expolitum: anche in questo terzo aggettivo si può cogliere un riferimento alle caratteristiche della poesia neoterica, oltre che all’aspetto esteriore del libro. Se si considera il valore di expolire («pulire», «nettare»), risulta evidente che Catullo vuol significare la rifinitura ottenuta con il labor limae.

Nugas: l’etimologia del termine nugae è spiegata dai filologi latini Ernout e Meillet come «semi di zucca» ed equivale al greco pàignia, «scherzi». Diventa termine tecnico della poesia neoterica per indicare una poesia leggera, intesa come lusus («svago», «divertimento») fra amici, contrapposta alla poesia impegnata e in particolare al poema epico.

Cartis: il termine arcaico carta (divenuto poi charta con l’aspirazione) designava già in greco la striscia formata dai fogli di papiro, incollati insieme e arrotolati a formare il volumen. Solitamente il «rotolo di papiro» conteneva un libro di un’opera, per cui tribus cartis equivale a «in tre libri». È molto probabile che qui Catullo voglia mettere in rilievo la capacità di Cornelio di trattare la storia universale di Roma in soli tre volumina, secondo il principio neoterico della brevitas.

Patrona virgo: è integrazione presente in qualche codice umanistico ma mancante nei codici più autorevoli. L’espressione patrona virgo è un unicum. Nonostante la patrona sia stata identificata da taluni con Minerva, è in realtà la Musa, cui i poeti si rivolgevano con l’appellativo di virgo o virgines; il plurale (riferito alle Muse in generale) si giustifica tenendo presente che la “specializzazione” delle Muse si verifica in età tarda. Singolare l’uso del termine patrona, che instaura tra il poeta e la Musa lo stesso rapporto esistente nella società romana tra il cliens e il patronus, come ci conferma Svetonio quando sostiene che i poeti scrivono versi sub clientela Musarum (De grammaticis et rhetoribus, 6).