Introduzione

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Cui dono lepidum novum libellum

Catullo, Carmina, 1


Cui dono lepidum novum libellum arida modo pumice expolitum? Corneli, tibi: namque tu solebas meas esse aliquid putare nugas iam tum, cum ausus es unus Italorum omne aevum tribus explicare [...]

Amare e voler bene

Catullo, Carmina, 72


Dicebas quondam solum te nosse Catullum, Lesbia, nec prae me velle tenere Iovem. Dilexi tum te non tantum ut vulgus amicam, sed pater ut gnatos diligit et generos. Nunc te [...]

Sulla tomba del fratello

Catullo, Carmina, 101


Multas per gentes et multa per aequora vectus advenio has miseras, frater, ad inferias, ut te postremo donarem munere mortis et mutam nequiquam adloquerer cinerem, quandoquidem fortuna mihi tete abstulit [...]

Il seguente video, che propone un commento di Roberto Vecchioni al carme 8 di Catullo, ha come scopo una tua riflessione critica tanto sul testo, quanto sulle parole del professore.

Dopo aver letto, studiato e approfondito l’opera di Catullo, ascolta le parole di Roberto Vecchioni a commento del Carme 8 e prova a darne una tua lettura critica. Cosa ne pensi della sua analisi? Sei d’accordo con il suo pensiero? Oppure, rispetto a quello che hai studiato, ti trovi distante da ciò che afferma? Aggiungeresti o toglieresti qualcosa? Condividi ciò che hai pensato con il resto della classe, e, con l’aiuto dell’insegnante, prova a lavorare ad un commento comune.

(*) Per i filmati contrassegnati con questo simbolo è necessaria la connessione web.

Fides

Il termine fides, che nelle lingue moderne dà luogo a «fede», indica a Roma il principio che sta alla base delle relazioni interpersonali e ne garantisce il corretto funzionamento, tanto che Cicerone la definisce fundamentum iustitiae, «fondamento di giustizia» (De officiis I, 23). Fides traduce infatti da una parte la «fedeltà» agli impegni presi da parte di chi contrae un obbligo o fa una promessa (i Romani ritenevano che il termine fides derivasse dal fatto che  fit quod dicitur «viene fatto ciò che viene detto», rintracciandone così l’origine nell’assonanza della sillaba iniziale fides/fit); dall’altra fides traduce allo stesso tempo la «fiducia», il «credito» che chi riceve la promessa accorda a chi gliel’ha fatta, la credenza, da parte del destinatario di un impegno, che l’altra persona rispetterà l’accordo. Da questa seconda nozione che dà a fides il senso di «atto del credere» deriva, passando dal Cristianesimo, il significato religioso di fede, così come spiega Isidoro di Siviglia quando scrive fides est qua veraciter credimus id quod nequaquam videre valemus, «Fides è quel principio per cui crediamo come vero ciò che in nessun modo siamo in grado di vedere» (Origines 8, 2, 4).

Iunctio dextrarum in una scena di matrimonio, II secolo d.C., Londra, British Museum

Amicitia

Nel trattato sull’amicitia, quando spiega l’etimologia del termine facendolo derivare da amor (Cicerone, De amicitia 26, 12), Cicerone mette in primo piano il sentimento di amore che sta alla base di tale relazione e lo stesso fa quando ne dà la definizione più articolata: «l’amicizia non è altro che l’intesa su tutte le cose, divine e umane, congiunta all’affetto e al volersi bene»(Cicerone, De amicitia 20, 6). Come primo collante, ingrediente imprescindibile di tale legame Cicerone – e con lui i Romani - pone la fides, fiducia e lealtà insieme, principio che garantisce la correttezza di qualunque relazione. Amicitia non è tuttavia solo quella prima e migliore forma di amicizia fondata sull’amor. Il termine traduce infatti una vasta gamma di rapporti interpersonali, la maggior parte di quei rapporti che non sono regolati dalla natura - come quelli familiari - ma che non hanno nemmeno una specificità contrattuale. Sono quelle relazioni fondate su reciproci obblighi e prestazioni, delle forme per così dire istituzionalizzate di amicizia, dalla societas tra eguali alle relazioni asimmetriche come quella della clientela (il patronus è tenuto a proteggere il cliens, questi a rendere servigi al patronus), o quella dell’hospitium, (chi ospita ha il dovere di salvaguardare l’ospite, questi è obbligato al rispetto di chi lo protegge e lo accoglie in casa propria), o ancora quella, rituale, della supplica (il supplicato è obbligato a soccorrere il supplice, questi a essere leale e grato verso il supplicato).

Scena di banchetto conviviale, I secolo a.C., Napoli, Museo Archeologico Nazionale

Storia della Bellezza

Immagina di essere il curatore di una mostra e di utilizzare le cinque sale che hai a disposizione per presentare a un pubblico non esperto che cosa fu l’ideale di bellezza cui Catullo si ispirava. Lo schema digitale che hai a disposizione ha lo stesso funzionamento tecnico di PowerPoint; può quindi contenere testi, immagini, file audio, link a video (se presente il collegamento in rete). Utilizza tutto il materiale che hai a disposizione: le conoscenze acquisite, le letture, gli approfondimenti (Filo rosso, Cultura Letteratura Storia), i filmati, gli spaccati di antropologia Uomo Sacro Società, le schede sui generi letterari. Porta i tuoi visitatori attraverso un percorso che va dal luogo fisico del teatro ai suoi autori di riferimento, ai temi ricorrenti.

Sala 1

Dai poeti greci ai romani: ideali di perfezione 

Sala 2

Fare poesia: non un dovere, ma un “gioco” raffinato

Sala 3

La bellezza dei particolari

Sala 4

La bellezza dei sentimenti

Sala 5

Anche ciò che è brutto può essere bello, se è elegante