Caio Giulio Cesare

Un prigioniero gallo incatenato; statua imperiale da una fontana dell'antica Glanum

Introduzione

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Descrizione della Gallia

Gaio Giulio Cesare, De bello Gallico I, 1


Gallia est omnis divisa in partes tres, quarum unam incolunt Belgae, aliam Aquitani, tertiam qui ipsorum lingua Celtae, nostra Galli appellantur. Hi omnes lingua institutis legibus inter se differunt. Gallos ab [...]

Una guerra può essere giusta? I due video proposti, a partire dalla biografia di Caio Giulio Cesare, propongono di approfondire cosa significhi e cosa comporti combattere una guerra in Roma antica.

La campagna di Cesare in Gallia viene presentata come una delle grandi conquiste che hanno portato la romanità nell’Occidente. Luigi Canfora, in questi filmati, fa riflettere su come, d’altra parte, con l’assimilazione dei Galli nella compagine di Roma, sia stata stroncata un’altra via della storia e, per altro, ad un altissimo prezzo umano.

Il De Bello Gallico può essere considerato un’opera di legittimazione di questa operazione; facendo riferimento ai testi dell’antologia e ai contributi "I romani e gli altri" e "Combattere a Roma" di "Uomo Sacro Società", cerca i passi dove Cesare “giustifica” la sua campagna e analizzali. Quali argomentazioni usa? Che cosa rende la sua guerra una “guerra giusta”? E infine, ritieni che Cesare sia riuscito nel suo intento?

(*) Per i filmati contrassegnati con questo simbolo è necessaria la connessione web.

Hostis

Il sostantivo hostis, che nel latino classico designa il nemico, anche nel senso “forte” di nemico pubblico, nemico di Roma, in origine non aveva significato negativo, non indicava cioè una relazione di ostilità. Tanto Varrone quanto Cicerone confermano infatti che ancora al tempo delle XII Tavole hostis avrebbe avuto il significato di peregrinus, «forestiero», e più precisamente, in termini giuridici, sarebbe stato il termine tecnico dello straniero che non risponde alle leggi di Roma ma che è par ai Romani nei diritti. In questo senso spiega il termine Festo in De verborum significazione 416L: «Sono chiamati hostes per il fatto che godevano di eguali diritti (pari iure) del popolo romano e il verbo hostire stava per “uguagliare” (aequare)». Molto presto però hostis non è più il semplice «straniero alla pari», tanto che nel I a.C. Cicerone può scrivere: «Il tempo ha reso il termine più duro, dal momento che si è allontanato dal senso di peregrinus e si è fermato a quello propriamente di “chi muove guerra contro”» (De officiis I, 17, 32). Non si deve pensare tuttavia che questo slittamento semantico in negativo comporti una negazione totale della relazione populus Romanus/hostes. Al contrario, gli hostes diventano sì i nemici, ma quelli “alla pari” con Roma, i popoli con i quali vige un diritto di guerra, un diritto internazionale comune (che è dunque sempre un par ius), che consente di condurre contro di loro il bellum iustum, una «guerra giusta».

Rappresentazione del saccheggio di un santuario a opera dei Galli, II secolo a.C., Ancona, Museo Nazionale delle Marche

Mos, Mores

Mos è un termine-chiave della lingua latina e traduce un concetto fondante della cultura romana, traducibile come «costume», «abitudine», «tradizione», «regola», «norma» e ancora «moralità». Sappiamo che secondo l’antiquario Varrone il mos «è il consenso comune di tutti quelli che vivono insieme e che, una volta che si sia affermato nel tempo, produce la consuetudine» (Servio, Ad Aeneida VII, 601), e Isidoro di Siviglia nelle Etymologiae (V, 3, 2) lo definisce «una consuetudine confermata dalla sua antichità, oppure una legge non scritta», mentre Festo (De verborum significazione, 146L) specifica che «è una istituzione – institutum – dei padri, cioè la memoria delle tradizioni che riguarda massimamente i riti religiosi e le cerimonie degli antichi». Da queste tre definizioni emergono i tratti salienti del mos: il fatto che si tratti di un comportamento (o costume, o abitudine, o come lo si voglia chiamare) condiviso e antico (frequentissima la locuzione mos maiorum, «il mos degli antenati») che, affermatosi nel passato, alle origini stesse di Roma e delle sue istituzioni, continua a valere quale comportamento esemplare e paradigmatico da tenere, al punto da assumere quasi un valore normativo ed esser considerato come una legge.

Enea sacrifica ai Penati, ricostruzione virtuale a colori del pannello destro della parete occidentale (oggi meridionale) dell'Ara Pacis

Cesare in guerra

Immagina di essere il curatore di una mostra e di utilizzare le cinque sale che hai a disposizione per presentare a un pubblico non esperto le imprese di Cesare. Lo schema digitale che hai a disposizione ha lo stesso funzionamento tecnico di PowerPoint; può quindi contenere testi, immagini, file audio, link a video (se presente il collegamento in rete).
Utilizza tutto il materiale che hai a disposizione: le conoscenze acquisite, le letture, gli approfondimenti ("Filo rosso", "Cultura Letteratura Storia"), i filmati, gli spaccati di antropologia "Uomo Sacro Società", le schede sui generi letterari. Porta i tuoi visitatori attraverso un percorso che va dal luogo fisico del teatro ai suoi autori di riferimento, ai temi ricorrenti.

Sala 1

Combattere a Roma: un sistema complesso, garantito o vietato dagli dèi

Sala 2

Cesare e la scelta della guerra: contro chi e perché

Sala 3

Roma e gli Altri: chi sono gli stranieri?

Sala 4

Combattere e conoscere un popolo straniero: i Galli

Sala 5

Combattere e conoscere un popolo straniero: i Germani