Enea in Italia
Livio, Ab Urbe condita liber I, 1
Iam primum omnium satis constat Troia capta in ceteros saevitum esse Troianos, duobus, Aeneae Antenorique, et vetusti iure hospitii et quia pacis reddendaeque Helenae semper auctores fuerant, omne ius belli [...]
Autore della monumentale opera Ab urbe condita, Livio è un importante interprete della storiografia della Roma imperiale. Nell’esame delle vicende storiche a lui contemporanee, a quale giudizio approda?
Nel video proposto puoi assistere a una interessante lezione tenuta dallo storico Andrea Giardina focalizzata sulla visione di Augusto nella politica moderna e contemporanea. Rispetto a ciò che hai letto e studiato su Livio, qual è la sua visione del personaggio politico di Augusto? A quale visione descritta da Giardina la paragoneresti?
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Pudor, Pudicitia
Pudor, che deriva dal verbo impersonale pudet «vergognarsi», indica un sentimento che i Romani annoverano fra i valori sui quali Roma ha fondato la propria società e le proprie istituzioni e che preservano l’ordine, la concordia fra i cittadini e la giustizia. Si tratta di un fortissimo principio inibitore, la «paura della vergogna», la paura cioè - che ogni civis e bonus vir nutre - che un proprio comportamento scorretto venga sanzionato con il discredito e il biasimo presso l’opinione pubblica e che, per così dire, “ritorni” indietro interiorizzandosi in termini emotivi di vergogna appunto, che verrebbe a sua volta denunciata all’esterno dal cosiddetto pudoris color (il «colore del pudor»), il rubor (rossore). Pudor partecipa dunque - insieme a princìpi come fides (il rispetto della parola data e la lealtà), pietas (il rispetto dei propri obblighi verso dèi, patria, antenati e uomini), poenarum metus, etc. – a quel complesso meccanismo tipicamente romano di controllo sociale che, facendo leva sul credito, sulla fama, sull’onore (fama, existimatio, laus, etc.) come elemento fondamentale dell’identità di ogni cittadino, da un lato inibisce le violazioni della norma, dall’altro incentiva una condotta giusta. Da pudor deriva poi pudicitia, che si configura come la virtus propria delle donne che, mantenendo l’assoluta fedeltà ai mariti, garantiscono il corretto perpetuarsi della stirpe attraverso la procreazione di figli legittimi, indubbi e certi continuatori del sangue e del nome paterni.
Statua femminile, particolare della testa, I secolo d.C., Pompei, Villa dei Misteri, Soprintendenza archeologica
Pietas
Lo studioso francese Boyancé ha scritto che, a una ipotetica intervista sul carattere distintivo del suo Paese, un Romano non avrebbe esitato a indicare come il segreto della fortuna e del potere di Roma, ragione del favore che gli dèi le avrebbero accordato, la pietas, così come Virgilio non esitò a opporre ai greci Ulisse e Achille il modello eroico romano del «pio Enea» (pius Aeneas). La pietas è, di fatto, il più tipico dei valori romani, uno dei valori su cui i Romani costruiscono e rappresentano la loro identità e la loro cultura. Se infatti è vero che i Romani indicano come motivo della loro superiorità sugli altri popoli la religio (solo riduttivamente traducibile come obbedienza e adesione alla volontà divina realizzata attraverso la stretta osservanza del culto e l’esecuzione scrupolosa dei riti), è vero altresì che la pietas costituisce l’aspetto “psicologico”, affettivo ed emozionale della religio stessa: essa è il sentimento di rispetto e dovere nei confronti innanzitutto degli dèi e poi degli uomini (nell’ordine: dèi, patria, antenati, genitori e via dicendo), la disposizione d’animo che induce ad assolvere i propri obblighi verso gli altri. Essa è dunque sì un sentimento, ma agisce come principio propulsore del comportamento (le fonti presentano la pietas come sentimento necessario a produrre, sul piano delle relazioni umane, il rispetto della fides, ovvero della reciproca correttezza) e dunque strumento fondamentale di controllo sociale.
Enea, Anchise e Ascanio. Anchise, avvolto nel mantello, reca in mano la teca con i Penati, I secolo a.C., Napoli, Museo Archeologico Nazionale
Fides
Il termine fides, che nelle lingue moderne dà luogo a «fede», indica a Roma il principio che sta alla base delle relazioni interpersonali e ne garantisce il corretto funzionamento, tanto che Cicerone la definisce fundamentum iustitiae, «fondamento di giustizia» (De officiis I, 23). Fides traduce infatti da una parte la «fedeltà» agli impegni presi da parte di chi contrae un obbligo o fa una promessa (i Romani ritenevano che il termine fides derivasse dal fatto che fit quod dicitur «viene fatto ciò che viene detto», rintracciandone così l’origine nell’assonanza della sillaba iniziale fides/fit); dall’altra fides traduce allo stesso tempo la «fiducia», il «credito» che chi riceve la promessa accorda a chi gliel’ha fatta, la credenza, da parte del destinatario di un impegno, che l’altra persona rispetterà l’accordo. Da questa seconda nozione che dà a fides il senso di «atto del credere» deriva, passando dal Cristianesimo, il significato religioso di fede, così come spiega Isidoro di Siviglia quando scrive fides est qua veraciter credimus id quod nequaquam videre valemus, «Fides è quel principio per cui crediamo come vero ciò che in nessun modo siamo in grado di vedere» (Origines 8, 2, 4).
Iunctio dextrarum in una scena di matrimonio, II secolo d.C., Londra, British Museum
Storia della Bellezza
Immagina di essere il curatore di una mostra e di utilizzare le cinque sale che hai a disposizione per presentare a un pubblico non esperto il tema dell’esempio nella narrazione storica. Lo sche- ma digitale che hai a disposizione ha lo stesso funzionamento tecnico di PowerPoint; può quindi contenere testi, immagini, file audio, link a video (se presente il collegamento in rete). Utilizza tutto il materiale che hai a disposizione: le conoscenze acquisite, le letture, gli appro- fondimenti (Filo rosso, Cultura Letteratura Storia), i filmati, gli spaccati di antropologia Uomo Sacro Società, le schede sui generi letterari. Porta i tuoi visitatori attraverso un percorso che di- mostri come il racconto di un esempio sia più efficace dell’esposizione di una teoria. Livio narra e propone una riflessione su un valore morale, civile, religioso di volta in volta: come? Per quale fine?
Sala 1
Camillo
Sala 2
Lucrezia
Sala 3
Scipione
Sala 4
Sofonisba
Sala 5
La storia come nostalgia di un bene perduto: il racconto degli exempla si confronta con la realtà storica corrente, rivelando il pessimismo liviano
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