Presentazione al Tempio
Sébastien Bourdon (1616-1671)
La Presentazione al Tempio, 1644 ca., olio su tela
Parigi, Museo del Louvre

Pietro Cavallini

Philippe de Champaigne
Il fatto
Quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, Giuseppe e Maria assolvono al rito della Presentazione al Tempio del Bambino, prescritta dalla Legge giudaica per i primogeniti maschi, che coincideva altresì con la purificazione rituale della madre, considerata impura nei quaranta giorni successivi al parto. Durante la visita, l’anziano Simeone, al quale era stato predetto che non sarebbe morto prima di vedere il Messia, prende in braccio Gesù e loda il Signore con il cantico noto come «Nunc dimittis» dalle prime parole del testo latino, cioè «Ora lascia [o Signore]…», detto altresì Cantico di Simeone. Nella stessa occasione, anche la profetessa Anna identifica pubblicamente il bambino come Messia. L’offerta al Tempio prelude all’offerta sacrificale di Gesù sulla Croce, sottolineata dalla profezia della Passione fatta da Simeone alla Madonna: «una spada trapasserà la tua anima».
La parola
Dal Vangelo di Luca (2,22-38)
«Venuto poi il tempo della loro purificazione, secondo la legge di Mosè, lo portarono a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come sta scritto nella legge di Mosè: Ogni maschio primogenito sarà considerato sacro al Signore, e per offrire in sacrificio, come dice la legge del Signore, un paio di tortore o due giovani colombi. Ora, c’era in Gerusalemme un uomo chiamato Simeone: era un uomo giusto e pio ed aspettava la consolazione di Israele e lo Spirito Santo era su di lui. Anzi, dallo Spirito Santo gli era stato rivelato che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore. Andò dunque al tempio, mosso dallo Spirito; e mentre i genitori portavano il bambino Gesù per fare a suo riguardo quanto ordinava la legge, egli lo prese tra le braccia e benedì Dio, dicendo: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo se ne vada in pace secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza che tu hai preparato davanti a tutti i popoli; luce che illumina le genti e gloria del tuo popolo, Israele”. Ora, suo padre e sua madre rimasero meravigliati di quanto era stato loro detto di lui. Simeone li benedì ed a Maria, sua madre, disse: “Ecco, egli è posto per la caduta e per la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione, sicché una spada trapasserà la tua anima, affinché vengano svelati i pensieri di molti cuori”. Vi era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser, molto avanzata in età, che era vissuta con suo marito sette anni dopo la sua verginità. Rimasta vedova e giunta all’età di ottantaquattro anni, non lasciava mai il tempio e serviva Dio giorno e notte, con digiuni e preghiere. Arrivò essa pure in quella stessa ora e rendeva grazie a Dio e parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la liberazione di Gerusalemme.»