ANALISI

Tutto il poema e non solo

Troy cerca di condensare in quasi tre ore gli avvenimenti più importanti dell’Iliade, il poema epico risalente al secolo VIII a.C. che racconta la leggendaria guerra di Troia, avvenuta intorno al 1250-1200 a.C. Com’è noto, il poema è ambientato durante l’ultimo anno della guerra di Troia, per la precisione nei cinquanta giorni che vanno dall’«ira di Achille», quando l’eroe greco litiga con Agamennone a causa della schiava Briseide, fino al funerale di Ettore, dopo che il re Priamo ha ottenuto da Achille la salma del proprio figlio. Il film tuttavia, per quanto incentrato sull’Iliade, propone una versione più estesa della vicenda, includendo eventi che appartengono alla tradizione omerica (l’insieme delle leggende e delle opere letterarie che prendono spunto dall’Iliade e dall’Odissea), piuttosto che i due grandi poemi attribuiti a Omero. Per esempio, il cosiddetto “rapimento di Elena”, che la leggenda presenta come origine della guerra, non è raccontato nell’Iliade né tantomeno nell’Odissea. Allo stesso modo, l’inganno del cavallo ordito da Ulisse e la distruzione della città sono menzionati di sfuggita nell’Odissea, ma sono descritti ampiamente soltanto nell’Eneide del poeta latino Virgilio, vissuto molti secoli dopo.



Dal mito alla realtà

Per rendere più comprensibile la vicenda e per poter usufruire di ulteriori spunti narrativi, il regista e i suoi collaboratori hanno dunque allargato lo sguardo all’intera guerra. Nello stesso tempo, però, hanno ridotto la durata del conflitto a poche settimane, mentre secondo la tradizione Greci e Troiani si sarebbero affrontati per almeno dieci anni. Hanno inoltre lasciato fuori la vera “causa” della guerra, ovvero l’episodio mitologico conosciuto come “giudizio di Paride”: è in quell’occasione che il giovane troiano riceve come premio dalla dea Afrodite l’amore di Elena, la donna più bella del mondo; nel film, invece, la passione tra Paride ed Elena sembra nascere per ragioni esclusivamente umane, e non, come nel mito, per i capricci degli dei.
A ben guardare, anzi, è stato completamente eliminato l’aspetto divino e soprannaturale, che invece ha un ruolo fondamentale nell’universo omerico.
Per fare un esempio, nel film il duello tra Paride e Menelao si conclude diversamente rispetto al poema: mentre nel film Paride viene salvato da suo fratello Ettore, nell’Iliade egli viene nascosto da Afrodite che fa calare su di lui una spessa nuvola. Più in generale, gli dei e i loro eccezionali poteri risultano assenti; la dea Teti è l’unica divinità che compare sullo schermo, ma nelle sue vesti più umane: quelle di una madre, la madre di Achille. Queste scelte rivelano un preciso obiettivo o messaggio del film: fare della guerra devastante tra Greci e Troiani un avvenimento reale più che mitologico, una vicenda di cui gli uomini, ed essi soltanto, portano la responsabilità. Ne consegue che i fatti narrati, per quanto avventurosi e avvolti dalla leggenda, vengano presentati come qualcosa di veritiero o comunque plausibile in quel periodo storico.



L’emergere della Storia

Proprio la dimensione umana e realistica di Troy giustifica una lettura storica, consente cioè di vedere il film come una ricostruzione analoga ai tanti film narrativi che hanno fatto rivivere il passato, lontano o recente.

Da questo punto di vista gli aspetti di Troy più convincenti non sono tanto le storie individuali dei personaggi, inevitabilmente legate alla loro origine letteraria, ma riguardano l’orizzonte più vasto in cui si svolgono le vicende: dal contesto storico, come l’importanza di Micene e il suo espansionismo, rappresentato dalle bramosie di Agamennone, fino alle scenografie e alle riprese in esterni, efficaci e sostanzialmente corrette nel suggerire ambienti, paesaggi, atmosfere della Grecia arcaica, pur rispettando le esigenze di spettacolarità tipiche di questo genere di film. Né si può negare l’efficacia del personaggio di Achille: a dispetto della modernità implicita della star che lo interpreta, esso rispecchia le caratteristiche essenziali dell’eroe omerico: il guerriero eccellente, desideroso di fama e irascibile ma anche disposto alla pietà, capo di una esigua tribù di fedelissimi e ribelle all’autorità di Agamennone, ci dice qualcosa o meglio ci conferma quello che già sappiamo sulla civiltà greca dei tempi di Omero.



Differenti piani sovrapposti

Certo è difficile, guardando il film, riconoscere i vari piani che si incrociano e si sovrappongono: il piano della storia e quello della fantasia, del XIII e dell’VIII secolo, della letteratura arcaica e del cinema degli anni 2000. Ma non si tratta, in realtà, di una situazione nuova, se si considera che il primo “regista” che si è occupato delle vicende di Greci e Troiani fu proprio Omero, il quale (o chiunque altro si nasconda dietro questo nome) aveva già reinterpretato la storia di molti secoli addietro in chiave poetica e narrativa, mescolando il materiale di cui disponeva e adattandolo alla propria epoca.