Introduzione

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Il maestro sia come un padre

Quintiliano, Institutio oratoria II, 2, 5-6


Sumat igitur ante omnia parentis erga discipulos suos animum, ac succedere se in eorum locum, a quibus sibi liberi tradantur existimet. Ipse nec habeat vitia nec ferat. Non austeritas eius tristis, [...]

A partire da una breve intervista di Luciano Canfora a commento di un brano di Quintiliano assegnato come versione alla maturità, si riflette sull’attualità, o meno, di questo autore e del suo pensiero. 

In questa breve intervista, Luciano Canfora commenta un brano di Quintiliano assegnato alla maturità come versione da tradurre. Egli sostiene che questo autore sia assai moderno poiché, oggi come allora, “tutta la realtà è parola”: cosa intende Canfora con questa affermazione? Cerca il brano in questione e analizzane il contenuto: secondo il tuo parere, ha ancora senso, oggi, studiare la retorica e l’oratoria?” 

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Auctor, Auctoritas

Il sostantivo auctor può tradursi, a seconda del contesto, come «autore», «fondatore», «promotore», «sostenitore», «garante», oppure ancora come «maestro», «modello». L’etimologia del termine deriva dalla radice del verbo augeo «accresco, faccio aumentare». Maurizio Bettini ha mostrato il nesso fra tale radice e i diversi significati di auctor spiegando che nella cultura romana il «far crescere» di cui l’auctor è responsabile deve intendersi nel senso di «far riuscire», «dar successo», «condurre a un esito felice e prospero».  Da ciò la persona che porta a frutto le proprie azioni o le altrui - l’auctor - sarà allo stesso tempo un modello da seguire, dotato di credibilità e in grado di rendere credibile ciò che sostiene, di garantirlo, e dunque uno a cui si dà ascolto.  Analogamente auctoritas («autorità», «prestigio», «autorevolezza», «garanzia» e via dicendo) è il requisito che l’auctor deve possedere per essere tale, una posizione che in un certo senso gli viene tributata dall’esterno: «gli altri», l’opinione pubblica» devono riconoscergli la capacità di sostenere con successo, di garantire la riuscita di ciò che dice e/o intraprende.

Augusto di Primaporta, rappresentato come generale vittorioso, con corazza da parata, paludamentum, il braccio alzato nel gesto dell’adlocutio, I secolo a.C., Città del Vaticano, Musei Vaticani

Parens

Con il sostantivo parens i Romani chiamano innanzitutto il «genitore». Benché infatti nasca come participio del verbo pario «partorire», significando letteralmente «colei che partorisce», il termine viene inteso in senso generico tanto per la madre quanto per il padre. Se poi si pensa che a Roma nella stessa familia, ovvero nella stessa casa, convivono tre generazioni e quindi più di un pater e più di una mater, si capisce perché parens, nei fatti, sia usato per intendere, oltre a padre e madre, anche i nonni e i bisnonni. Secondo alcuni giuristi antichi inoltre, con parentes si possono chiamare, ben oltre gli ascendenti di quarto grado, tutti gli antenati. Una tale estensione della nozione di parens è tanto più comprensibile alla luce del fatto che, una volta morti, i parentes vengono divinizzati e chiamati dei parentes (gli «dèi antenati» protettori dell’ordine e del rispetto delle relazioni all’interno della familia, invocati in particolare nei casi di violenze da parte di un familiare più giovane contro uno più anziano) andando ad aggiungersi ai parentes già defunti delle generazioni precedenti. All’esistenza e al culto degli dei parentes è anzi con ogni probabilità dovuto  anche l’allargamento del significato di parens a quello ancora più generico di «parente», originato forse dai casi in cui un membro di una famiglia, morendo prima di quelli della generazione precedente alla sua, sia entrato anticipatamente nella schiera degli dei parentes.

Le principali fasi della crescita di un bambino, II secolo d.C., Parigi, Museo del Louvre

Mos, Mores

Mos è un termine-chiave della lingua latina e traduce un concetto fondante della cultura romana, traducibile come «costume», «abitudine», «tradizione», «regola», «norma» e ancora «moralità». Sappiamo che secondo l’antiquario Varrone il mos «è il consenso comune di tutti quelli che vivono insieme e che, una volta che si sia affermato nel tempo, produce la consuetudine» (Servio, Ad Aeneida VII, 601), e Isidoro di Siviglia nelle Etymologiae (V, 3, 2) lo definisce «una consuetudine confermata dalla sua antichità, oppure una legge non scritta», mentre Festo (De verborum significazione, 146L) specifica che «è una istituzione – institutum – dei padri, cioè la memoria delle tradizioni che riguarda massimamente i riti religiosi e le cerimonie degli antichi». Da queste tre definizioni emergono i tratti salienti del mos: il fatto che si tratti di un comportamento (o costume, o abitudine, o come lo si voglia chiamare) condiviso e antico (frequentissima la locuzione mos maiorum, «il mos degli antenati») che, affermatosi nel passato, alle origini stesse di Roma e delle sue istituzioni, continua a valere quale comportamento esemplare e paradigmatico da tenere, al punto da assumere quasi un valore normativo ed esser considerato come una legge.

Enea sacrifica ai Penati, ricostruzione virtuale a colori del pannello destro della parete occidentale (oggi meridionale) dell'Ara Pacis

Il teatro dell'anima

Immagina di essere il curatore di una mostra e di utilizzare le quattro sale che hai a disposizione per presentare a un pubblico non esperto la dimensione della scuola a Roma, anche attraverso la riflessione e l’opera di Quintiliano. Lo schema digitale che hai a disposizione ha lo stesso funzio- namento tecnico di PowerPoint; può quindi contenere testi, immagini, file audio, link a video (se presente il collegamento in rete). Utilizza tutto il materiale che hai a disposizione: le conoscenze acquisite, le letture, gli appro- fondimenti (Filo rosso, Cultura Letteratura Storia), i filmati, gli spaccati di antropologia Uomo Sacro Società, le schede sui generi letterari. Porta i tuoi visitatori attraverso un percorso che per- metta di comprendere nella storia personale di un romano quale ruolo e quale funzione aveva la formazione scolastica. 

Sala 1

Nascere e crescere a Roma

Sala 2

Andare a scuola

Sala 3

Institutio oratoria: il lungo percorso formativo dell’oratore

Sala 4

Quintiliano, spunti di riflessione per maestri e allievi