Giuditta e Oloferne
- Giuditta e l'ancella
- Il volto di Oloferne
- Il corpo di Oloferne
- Un soldato
Il fatto
Giuditta, giovane vedova giudea famosa per la sua bellezza e la sua virtù, è ricordata nell’omonimo libro della Bibbia per avere liberato il popolo d’Israele dall’oppressione assira.
La città in cui vive Giuditta, Betulia, è sotto l'assedio dell’esercito di Nabucodonosor, re degli Assiri.
A comandare l'esercito è il generale Oloferne. Colpito dalla grazia e dall’avvenenza di Giuditta, decide di sedurla e per mettere in atto il proprio piano fa imbandire in suo onore un sontuoso banchetto. Giuditta non può sottrarsi all’invito ma neppure intende cedere alle mire del generale.
Giuditta e Oloferne sono soli nella tenda del condottiero assiro, che prima di riuscire a portare a compimento i propri intenti, si ubriaca al punto da piombare in stato di semi-incoscienza su un giaciglio.
Allora Giuditta, impugnata la spada di Oloferne, con due colpi netti gli stacca la testa dal collo e la consegna poi alla sua ancella che l’attende fuori dalla tenda. Insieme si recano in città e Giuditta mostra a tutti la testa del comandante. Rimasto privo del suo generale, l’esercito assiro piomba nello sgomento, toglie l’assedio a Betulia e si ritira.
L’episodio riveste una particolare importanza per almeno due motivi:
1) mette in evidenza il ruolo della donna nel contesto biblico;
2) mostra Dio che, per liberare il suo popolo, non si serve di un poderoso esercito, bensì di una creatura umile, debole e indifesa. La forza di Dio, dunque, «non sta nel numero», bensì nella Sua infinita misericordia. Il «Dio degli umili» è anche il «soccorritore dei derelitti», come afferma Giuditta stessa nella preghiera che rivolge al Signore prima di recarsi nella tenda di Oloferne:
«Con l’inganno delle mie labbra abbatti il servo con il suo padrone e il padrone con il suo ministro; spezza la loro alterigia per mezzo di una donna. Perché la tua forza non sta nel numero, né sugli armati si regge il tuo regno: tu sei invece il Dio degli umili, sei il soccorritore dei derelitti, il rifugio dei deboli, il protettore degli sfiduciati, il salvatore dei disperati». (Giuditta 9, 10-11)
Per i numerosi riscontri tematici tra il pennacchio raffigurante l’episodio di Giuditta e Oloferne e quello, vicino, di Davide e Golia, rimandiamo al capitolo dedicato a quest’ultima vicenda.
La parola
Ed ecco, al quarto giorno, Oloferne fece preparare un rinfresco riservato ai suoi servi, senza invitare a mensa alcuno dei suoi ufficiali e disse a Bagoa, il funzionario incaricato di tutte le sue cose: «Va’ e invita quella donna ebrea che è presso di te a venire con noi, per mangiare e bere insieme a noi, poiché è cosa disonorevole alla nostra reputazione se lasceremo andare una donna simile senza godere della sua compagnia».
Giuditta 12, 10-12
Rimase solo Giuditta nella tenda e Oloferne buttato sul divano, ubriaco fradicio […] Avvicinatasi alla colonna del letto che era dalla parte del capo di Oloferne, ne staccò la scimitarra di lui; poi, accostatasi al letto, afferrò la testa di lui per la chioma e disse: «Dammi forza, Signore Dio d’Israele, in questo momento». E con tutta la forza di cui era capace lo colpì due volte al collo e gli staccò la testa […] Poco dopo uscì e consegnò la testa di Oloferne alla sua ancella…
Giuditta 13, 1-10
Estrasse allora la testa dalla bisaccia e la mise in mostra dicendo loro: «Ecco la testa di Oloferne, comandante supremo dell’esercito assiro; ecco le cortine sotto le quali giaceva ubriaco. Dio l’ha colpito per mano di donna. Viva dunque il Signore, che mi ha protetto nella mia impresa, perché costui si è lasciato ingannare dal mio volto a sua rovina, ma non ha potuto compiere alcun male con me a mia contaminazione e vergogna».
Giuditta 13, 15-16
Tutto il popolo era oltremodo fuori di sé e tutti si chinarono ad adorare Dio, esclamando in coro: «Benedetto sei tu, nostro Dio, che hai annientato in questo giorno i nemici del tuo popolo». Ozia a sua volta le disse: «Benedetta sei tu, figlia, davanti al Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra e benedetto il Signore Dio che ha creato il cielo e la terra e ti ha guidato a troncare la testa del capo dei nostri nemici. Davvero il coraggio che ti ha sostenuto non cadrà dal cuore degli uomini, che ricorderanno sempre la potenza di Dio. Dio faccia riuscire questa impresa a tua perenne esaltazione, ricolmandoti di beni, in riconoscimento della prontezza con cui hai esposto la vita di fronte all’umiliazione della nostra stirpe e hai sollevato il nostro abbattimento, comportandoti rettamente davanti al nostro Dio». E tutto il popolo esclamò: «Amen! Amen!».
Giuditta 13, 17-20