Nel 2010 un intervento di restauro nelle Catacombe di santa Tecla ha portato alla luce il soffitto affrescato di un cubicolo in cui sono dipinti, intorno alla figura centrale del Buon pastore, quattro tondi con i ritratti degli apostoli Pietro, Paolo, Andrea e Giovanni. È una delle più antiche raffigurazioni del santo che si conoscano, ancora privo, come si vede, dei tradizionali attributi iconografici.
Dai primi testi apocrifi si sa che Andrea venne legato, anziché inchiodato, su una croce latina simile a quella su cui Cristo era stato crocifisso. Ma un’altra tradizione vuole che Andrea sia stato crocifisso su una croce cosiddetta decussata, cioè con i bracci uguali posti a X, comunemente nota come “croce di sant’Andrea”. La forma di questa croce fu fortemente voluta dall’apostolo stesso, che non avrebbe mai osato paragonarsi a Gesù neppure nel martirio. Questa iconografia di sant’Andrea appare attorno al X secolo, ma acquista larga diffusione solo intorno al XVII secolo.
particolare di sant’Andrea, 1498-1500, Parma, Galleria Nazionale.
Qui il santo appare con l’attributo della croce, che tuttavia non è quella cosiddetta decussata. In effetti, nell’iconografia, i due filoni coesistono a lungo. La croce latina compare a intorno al X secolo, quando, ispirandosi agli apocrifi, in cui per la prima volta si parla della crocifissione di sant’Andrea, gli artisti medievali scelgono la croce come attributo del santo. La tradizione iconografica di Andrea con la croce latina continua nei secoli successivi, mentre parallelamente si afferma una tradizione che predilige la cosiddetta “croce di sant’Andrea”, con i bracci uguali posti a X.
Michelangelo, nel Giudizio, raffigura esplicitamente soltanto sei dei dodici apostoli: Pietro, Andrea, Giovanni, Filippo, Simone Zelota e Bartolomeo.
L’opera si rifà all’episodio descritto nel Vangelo di Giovanni (1,35-42): “Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù”. In realtà, Andrea si trovava con il Battista insieme a un altro discepolo, e fu lui, in un secondo tempo, a dire a suo fratello Pietro: «Abbiamo trovato il Messia», conducendolo quindi da Gesù.
L’artista tralascia volutamente qualsiasi notazione ambientale – il lago, la barca, le reti – per concentrarsi sui personaggi e il tema della chiamata, della vocazione. Gesù, con un gesto, sembra dire a Pietro e Andrea: «Seguitemi, farò di voi dei pescatori di uomini», mentre Pietro – il più anziano, con i capelli bianchi e i pesci appena pescati in una mano (unico rimando al mestiere dei due fratelli) –, sembra dire: «Sì, ti seguiamo», e Andrea, con la mano rivolta al petto: «Proprio noi?».
Il proconsole Egea, per punire Andrea della sua ostinazione a predicare il Verbo di Gesù, decise di farlo morire come il suo Maestro, sulla croce, infliggendogli anche il supplizio della flagellazione, così come era stato flagellato Gesù prima di venire crocifisso. Nell’opera del Domenichino vediamo il personaggio sulla destra mentre alza un fascio di verghe prima di vibrare il colpo sul santo, coricato seminudo su un pancaccio. Un soldato, a sinistra, tiene lontana la folla, mentre Egea, in secondo piano, assiste impassibile al supplizio.
1609, affresco, Roma, Chiesa di san Gregorio Magno, Oratorio di sant’Andrea.
Sullo sfondo, in alto a destra, si intravvede, issata al sommo di una collinetta, la croce a forma di X. Il rimando all’immagine del Golgota è immediato, e a essere posta in evidenza è proprio la “diversità” della scelta di Andrea, il quale, come Pietro, non si ritenne degno di subire il martirio su una croce simile a quella di Gesù.
Secondo la Legenda aurea di Jacopo da Varazze (XIII secolo), Andrea, prima di essere martirizzato, si inginocchiò davanti alla croce, pronunciando queste parole: «Salve Croce, santificata dal corpo di Gesù e impreziosita dalle gemme del suo sangue…». Tuttavia, mentre nella Legenda aurea l’apostolo si spoglia da solo e consegna i suoi vestiti ai carnefici, qui Andrea appare spogliato dai suoi stessi aguzzini.
Il supplizio di Andrea giunge al suo culmine: dopo essere stato flagellato e legato sulla croce, Andrea si avvia incontro alla morte, pur non cessando, tuttavia, di predicare. L’agonia durerà due giorni, dopo di che sarà la moglie del proconsole Egea, Maximilla, che Andrea aveva miracolosamente guarito, a dargli sepoltura.