La tratta degli schiavi neri cominciò con la conquista e lo sfruttamento dei territori americani e proseguì per circa quattro secoli, fino all’Ottocento, nonostante la civilissima Europa e gli Stati Uniti d’America avessero già affermato i diritti dell’uomo. Ma i neri negli Stati Uniti non erano ancora ritenuti portatori di diritti. Per questo motivo la storia di questo film, ambientata nel XIX secolo, è particolarmente significativa. Nel 1839 un gruppo di schiavi africani riesce a prendere il comando sulla nave spagnola La Amistad, uccidendo quasi tutto l’equipaggio. Gli schiavi, incapaci di guidare l’imbarcazione, ordinano ai due spagnoli superstiti di far vela verso l’Africa, ma questi, con un trucco, portano la nave verso il Nordamerica. Qui un vascello statunitense cattura gli schiavi e li trasferisce nella città di New Haven, nel Connecticut, affinché siano processati per ammutinamento. Al processo emergono vari interessi in conflitto: il governo spagnolo, il governo americano, i comandanti del vascello statunitense, i superstiti della nave La Amistad; tutti costoro pretendono che gli venga riconosciuta la proprietà sugli africani; il governo spagnolo ne fa una questione di rapporti diplomatici con gli Stati Uniti, i quali, a loro volta, sono dilaniati al loro interno tra schiavisti e antischiavisti. Poco a poco il caso diventa di interesse nazionale, fino a giungere alla Corte suprema, dove il gruppo di africani viene difeso dall’ex presidente John Quincy Adams.