Un universo di forme mutate: il proemio delle Metamorfosi
Ovidio, Metamorfosi I, 1-4
Apollo e Dafne
Ovidio, Metamorfosi I, 547-566
L’opera di Ovidio è significativamente influenzata dalla sua vita, segnata dall’esperienza dell’esilio. I video e le attività proposti intendono approfondire alcuni aspetti della vicenda biografica di questo autore.
Nello studio dell’opera di Ovidio è particolarmente importante soffermarsi sulla sua vicenda biografica; come è noto, da una vita di agi, lusso, banchetti e salotti letterari presso il circolo di Messalla, Ovidio si ritrova esiliato in una terra inospitale e rozza, a Tomi, sul Mar Nero. Nei filmati proposti vengono approfonditi e presentati alcuni aspetti della prima parte della sua vita: le comodità di una domus romana, l’eleganza degli arredi, le opere d’arte di cui era circondato l’autore prima del suo confino. Com’era invece la vita in una remota provincia come Tomi? Sulla base dei tuoi studi o attraverso una ricerca, prova a ricostruire una giornata “tipo” nella provincia romana. Sottolinea somiglianze e differenze nelle abitudini, nelle abitazioni, nello stile di vita.
(*) Per i filmati contrassegnati con questo simbolo è necessaria la connessione web.
Familia
Secondo la definizione dell’antico giurista Ulpiano, il termine familia indica un gruppo di persone (e, in origine, di cose: le res che compongono il patrimonio) che si trovano sotto la potestà di un solo capo (pater familias), per vincoli naturali (di sangue) o giuridici. Fra le persone (oltre a moglie, a figli, mogli dei figli, nipoti e così via i discendenti in linea maschile) rientrano nella familia anche i servi, che vengono indicati infatti per metonimia, oltre che da famuli e servi, dallo stesso sostantivo familia, intesa come «complesso degli schiavi sotto uno stesso dominus». In linea di principio il modello della famiglia raggruppa tre generazioni di uomini (nonni, figli, nipoti con mogli e figli) che vivono nella stessa casa sotto l’autorità (potestas) dell’antenato comune (il bisavolo) ancora in vita. In termini giuridici ciò si traduce nel fatto che il pater familias è l’unico soggetto sui iuris del gruppo, cioè l’unico con capacità giuridica e responsabile per tutti i suoi familiari (che sono, di contro, alieni iuris). Alla morte del pater familias, dalla familia di cui egli era a capo si formano tante nuove familiae quanti sono gli uomini della generazione immediatamente successiva alla sua.
Processione della gens Iulia, rilievo esterno dell’Ara Pacis Augustae, I secolo a.C., Roma, Museo dell’Ara Pacis
Fama
Come spiega Festo (De verborum significatione, 76L), il sostantivo fama viene dal verbo fari, «parlare», «dire», che indica non un «parlare» qualsiasi, bensì un parlare «potente», «efficace», un parlare che produce effetti concreti sulla realtà. Così avviene infatti quando il meccanismo della fama si mette in moto: nata da una parola detta (come spiega Plutarco in De garrulitate 10, 506F «la parola confidata prende a figliare e a moltiplicarsi» e «quando passa a un’altra persona, assume la posizione di voce pubblica»), senza un autore certo che ne garantisca la veridicità (così scrive Quintiliano in Institutio oratoria V, 3: «c’è chi considera fama e dicerie come una forma di consenso fra i cittadini e di pubblica testimonianza; altri però le ritengono un discorso messo in giro senza la certezza di una fonte»), la fama dilaga, imponendosi nella pubblica opinione fino a determinare la stima stessa di un individuo e la sua credibilità sociale. Per questa ambiguità (fama portatrice tanto di verità quanto di menzogna, tanto di “buona fama” che di discredito) e per questa potenza (vera o falsa la fama si diffonde comunque incontrollabile) poeti come Virgilio e Ovidio l’hanno descritta come un mostro terribile e onnisciente, piena d’occhi, orecchie e bocche, che nasce piccola e acquista forza, procedendo con effetti devastanti e imperversando per tutto il mondo (Virgilio, Aeneis IV, 173-197; Ovidio, Metamorphoseon liber XII, 39-63).
Apoteosi dell’imperatore Claudio, cameo in sardonica, I secolo d. C., Parigi, Biblioteca Nazionale di Francia
Felix, Infelix
Felix è un aggettivo molto antico e di grande fortuna presso i Romani. Già nelle prime attestazioni è usato come termine del lessico tecnico agricolo, a indicare piante o terreni fertili, in due sensi, «che produce molti frutti» e «che rende fertile», «che porta fertilità». Fra tutti noto, l’uso dell’aggettivo e del suo contrario, infelix, che Catone fa nel De agri cultura, in riferimento agli arbores: fertili e fruttuosi i primi, sterili gli altri. Altrettanto antica è la connotazione in senso religioso dell’aggettivo, sempre, o meglio in speciale modo, in riferimento al mondo botanico: felices, ovvero «fausti», dal potere “sacro” buono e propizio, sono le piante (alberi, erbe, fiori, etc.) adatte a essere adoperate nei riti, infelices quelli per così dire “maledetti”. Non si tratta d’altra parte di una sfera di senso autonoma e indipendente rispetto a quella tecnica agricola: la fertilità, la capacità di produrre materialmente vita, implica, nella connotazione religiosa, l’idea di una condizione “privilegiata” e “protetta”, ovvero il godere del favore divino, e insieme di una virtù/capacità intrinseca di «portare a buon esito». Da questo primo senso attivo «che porta frutto», «che porta a buon esito» si sviluppa poi quello passivo di «favorito dalla fortuna», prevalentemente riferito agli uomini, che si estende da un ordine meramente materiale, concreto, “esterno”, alla dimensione interiore, la condizione psicologico-emotiva di felicità.
Laureto con fiori e uccelli, particolare dal viridario della villa di Livia, I secolo d.C., Roma, Museo Nazionale Romano
Ius, Iusiurandum
Ius è il termine che designa, sotto ogni profilo, il «diritto»: esso indica a un tempo lo stato di conformità alla norma (una condizione di «giustizia») e le procedure, gli atti che realizzano tale stato e lo ristabiliscono quando viene violato (atti che sono per lo più «fatti di parola», enunciazioni: iura sono tanto le formule che recitano lo stato di ius, testi fissati che dettano le prescrizioni di giustizia quanto le sentenze pronunciate dal giudice per ripristinare la giustizia infranta). Da ius deriva poi il verbo iurare, letteralmente «realizzare, porre in essere il ius» (sia nel senso di «realizzare lo stato di conformità a giustizia» sia nel senso di «realizzare la formula che realizza lo stato di conformità a giustizia»). A sua volta da iurare, iusiurandum (il giuramento, letteralmente il «ius che deve essere realizzato, posto in essere come ius») è un enunciato capace di creare un obbligo, di sancire uno stato di cose valido, di «diritto» appunto: con la sua struttura tripartita (invocazione del dio, affermazione di verità o promessa, automaledizione condizionale con cui il giurante invoca su di sé la punizione divina in caso di spergiuro) il giuramento rende sacro quanto viene affermato ponendolo sotto la protezione della divinità testimone e garante della verità che viene affermata.
Scena di giudizio, Villa della Farnesina, triclinio C, I secolo a.C., Roma, Museo Nazionale Romano
Amare al tempo di Ovidio
Immagina di essere il curatore di una mostra e di utilizzare le cinque sale che hai a disposizione per presentare a un pubblico non esperto il mondo poetico di Ovidio. Lo schema digitale che hai a disposizione ha lo stesso funzionamento tecnico di PowerPoint; può quindi contenere testi, immagini, file audio, link a video (se presente il collegamento in rete). Utilizza tutto il materiale che hai a disposizione: le conoscenze acquisite, le letture, gli appro- fondimenti (Filo rosso, Cultura Letteratura Storia), i filmati, gli spaccati di antropologia Uomo Sacro Società, le schede sui generi letterari. Porta i tuoi visitatori attraverso un percorso che li accompagna nei modi di vivere la bellezza e l’amore a Roma, attraverso le parole di Ovidio.
Sala 1
Ovidio racconta la bellezza: come si può apparire belle?
Sala 2
Ovidio consiglia anche agli uomini qualche trucco di bellezza
Sala 3
Matrimonio e adulterio a Roma: quale libertà e quali vincoli?
Sala 4
Storie mitiche d’amore: esempi famosi dalle Metamorfosi
Sala 5
Ovidio trasgressore e fedele: dalla storia sociale, a quella letteraria, a quella personale
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