L’immagine segue testualmente il dettato evangelico: “Andando un poco oltre, [Gesù] vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui” (Marco 1,19-20).
Il primo a farsi avanti, nell’immagine, è proprio Giacomo, che s’inginocchia davanti al Messia, seguito dal più giovane Giovanni, ancora imberbe.
L’artista illustra l’episodio riportato dal Vangelo di Matteo:
“Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno»” (Matteo 20,20-21).
Gesù risponde chiedendo se essi si sentano in grado di “bere il calice che io sto per bere” e, alla loro risposta affermativa, conferma: «lo berrete», preannunciando così il loro martirio.
1428-1430 ca., tempera su tavola, Fort Worth, Kimbell Art Museum.
L’episodio è ispirato alla vita del santo riportata nella duecentesca Legenda aurea di Jacopo da Varazze. Il dipinto raffigura l’apostolo Giacomo, a destra, che puntando il bastone tocca Fileto, un discepolo del mago Ermogene da poco convertito, per spingerlo a sciogliere il mago, vestito con una tunica rossa, legato dai diavoli che egli stesso aveva evocato per sconfiggere la fede del santo. Giacomo libera il mago non solo fisicamente ma anche spiritualmente, tanto che lo stesso Ermogene lo definisce “liberatore di anime”.
Scrive Jacopo da Varazze nella sua Legenda aurea (secolo XIII), a proposito della predicazione di san Giacomo Maggiore:
“È detto «figlio del tuono» per la potenza della sua voce quando predicava: spaventava i cattivi, risvegliava i pigri, in tutti suscitava ammirazione per la sua elevatezza. Dice Beda su Giacomo: «Così alta risuonava la sua voce che, se fosse stata più alta, il mondo non avrebbe potuto contenerla»”. Malgrado ciò, quando si recò in Spagna a predicare, Giacomo non riscosse molto successo, raccogliendo intorno a sé solo pochi discepoli.
1760, olio su tela, Londra, National Gallery.
Secondo la tradizione, nell’anno 39 la Vergine si recò prodigiosamente da Gerusalemme a Saragozza per confortare Giacomo, deluso dall’inefficienza della sua predicazione. Presso il fiume Ebro gli donò un pilastro, chiedendogli di edificare in quel sito un tempio in suo onore. Si dice che il pilastro fu posto da Giacomo nello stesso punto nel quale si trova oggi, e che malgrado la chiesa abbia subito notevoli rimaneggiamenti, il pilastro si sia conservato intatto nei secoli.
1661, olio su tela, Parigi, Museo del Louvre.
Secondo la Legenda aurea di Jacopo da Varazze, Abiathar, sommo sacerdote del Tempio di Gerusalemme, allorché Giacomo, dopo avere predicato in Spagna, era ritornato in patria, sobillò la folla contro il santo apostolo:
“Abiathar, che era il pontefice di quell’anno, eccitò la folla, che si sollevò, prese l’apostolo, gli mise una corda al collo e lo portò al cospetto di Erode Agrippa. Mentre su suo ordine lo portavano a decapitare, un paralitico che si trovava lungo la strada gli gridò di fargli riavere la salute. Giacomo gli disse: «Per Gesù Cristo, nella cui fede sono condotto a essere decapitato, alzati guarito e benedici il tuo Creatore». Subito l'uomo si alzò e benedisse il Signore. Giosia, lo scriba che gli aveva messo la corda al collo e lo trascinava, visto quanto era accaduto, gli si gettò ai piedi, gli chiese di essere perdonato e di divenire cristiano”.
Primo tra gli apostoli, Giacomo fu martirizzato mediante decapitazione a Gerusalemme intorno all’anno 43/44 per ordine di Erode Agrippa.
Teodomiro e Atanasio, discepoli di Giacomo, trafugano le spoglie del santo martire a Gerusalemme. Imbarcatisi a Jaffa, raggiungeranno Padrón, sulle coste della Galizia, presso la foce del fiume Ulla. Da qui si inoltreranno poi fino all’attuale Santiago, ove daranno sepoltura ai resti di san Giacomo. La strettissima fasciatura che avvolge la salma ha anche la funzione di tenere la testa unita al corpo, poiché, come sappiamo, Giacomo fu giustiziato mediante decapitazione.
1506 ca., tempera su tavola, Munich, Bayerische Staatsgemäldesammlungen Alte Pinakothek.
La foce del fiume Ulla, il luogo della Galizia ove approdò la barca, proveniente da Gerusalemme, con le spoglie di san Giacomo, apparteneva al regno della regina Lupa, un nome, asserisce Jacopo da Varazze nella Legenda aurea, “che ben le si addiceva per il suo modo di agire”. Bugiarda e traditrice, la regina finge di aiutare i discepoli di Giacomo a dare degna sepoltura all’apostolo e consegna loro due buoi che, aggiogati a un carro, potranno trasportare la salma. Ma i buoi sono in realtà due tori selvaggi che, secondo la regina, faranno scempio della salma e uccideranno i discepoli. Questi ultimi, invece, benedicono i tori che diventano mansueti come agnelli, li aggiogano al carro, vi caricano le spoglie di san Giacomo, poi i tori, senza essere guidati da nessuno, portano il corpo sin dentro il palazzo reale, al cospetto di Lupa. Di fronte a tanto prodigio la regina si converte e da allora in poi conduce una vita “piena di opere buone”.
San Giacomo, al centro, ha alle sue spalle un altro cavaliere e sembra tenere in braccio un terzo personaggio con gli occhi chiusi. Il significato della singolare iconografia è spiegato da un passo della Legenda aurea di Jacopo da Varazze.
“Racconta Uberto di Besançon che verso il 1070 trenta lorenesi, sul Cammino di san Giacomo si promisero, tutti salvo uno, reciproco aiuto. Uno di essi si ammalò, e gli altri lo attesero per quindici giorni; alla fine venne però abbandonato da tutti, e restò a fargli compagnia, nei pressi del Monte San Michele, soltanto quello che non aveva promesso nulla; verso sera però il malato morì. Quello che era sopravvissuto era pieno di spavento perché era solo, accanto a lui c’era il morto, e ormai si faceva scuro, e la gente del luogo era nota per la sua ferocia. Gli apparve improvvisamente san Giacomo con l’aspetto d’un cavaliere. Lo confortò e gli disse: «Dai a me quel cadavere, e tu monta a cavallo dietro di me». Così quella notte, prima del sorgere del sole, percorsero quindici diete e arrivarono sino a Mongioia che si trova a sola mezza lega da Santiago: allora san Giacomo fece scendere tutti e due da cavallo, dicendo al vivo di chiamare i canonici di Santiago, che provvedessero alla sepoltura del pellegrino morto. Avrebbe inoltre dovuto dire agli altri che il loro pellegrinaggio non valeva niente, perché avevano mancato alla promessa. Il pellegrino eseguì quanto il santo gli aveva comandato, e ingiunse ai suoi compagni, che l’ascoltavano stupiti di tutta la strada che aveva fatto in una sola notte, tutto ciò che san Giacomo gli aveva detto”.