Raffigurato soprattutto come evangelista, il più diffuso attributo iconografico di Matteo è l’angelo che lo ispira durante la stesura del Vangelo.
Per alludere al suo martirio, l’apostolo può essere raffigurato con la spada che lo uccise, oppure, più raramente, con un’ascia o un’alabarda.
Come pubblicano è presentato talvolta con una borsa di denaro oppure con una bilancia per pesare l’oro.
Sulla facciata della casa canonica della Parrocchia di Feldkirchen in Kärnten, in Carinzia, Austria, vi è questo murale che raffigura i simboli dei quattro evangelisti intorno a Gesù, raffigurato come l’“Agnello di Dio”. Talora, infatti, come in questa immagine, l’apostolo può essere evocato anche soltanto dal proprio simbolo, che, per Matteo, è per l’appunto l’angelo.
Nel medioevo si preferisce la rappresentazione degli evangelisti nell’atto di scrivere, talvolta contraddistinti dal rispettivo attributo, come accadde nelle maggiori scuole di miniatura d’Occidente. Qui l’angelo che ispira Matteo è raffigurato piccolissimo, in alto a destra, con le ali spiegate e un lungo rotolo in mano, dal quale l’evangelista trae ispirazione.
Ben visibile, appesa alla cintura, è la borsa dei denari. Notiamo qui anche la presenza dell’alabarda come simbolo del suo martirio.
Qui Matteo è rappresentato addirittura con un sacco di monete, che egli schiaccia sotto il piede. Il gesto – simile a quello che in altri contesti iconografici vede calpestati un serpente o un drago, simboli del male – allude al pronto rigetto, da parte dell’apostolo, del proprio antico mestiere, quello di pubblicano, o esattore dei tributi.