L’Europa nel primo dopoguerra

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Descrizione

La carta dell’Europa del primo dopoguerra mostra dei significativi cambiamenti rispetto a quella del 1914. I rappresentanti delle potenze vincitrici, riunitisi a Parigi nel 1919, avevano stabilito la dissoluzione degli imperi centrali e la nascita di nuove entità statuali, in ossequio al principio di nazionalità affermato dal presidente americano Wilson.

I nuovi Paesi, tutti collocati nell’Europa centro orientale, occupavano i territori perduti dall’Austria-Ungheria e dalla Germania, ma anche quelli che, con la pace di Brest-Litovsk (1918), erano stati sottratti all’Unione Sovietica, lo stato nato in Russia in seguito alla rivoluzione bolscevica.

La scomparsa degli imperi plurinazionali, d’altra parte, non risolveva del tutto la questione delle nazionalità. Molti tedeschi, ucraini e ungheresi residenti in zone di confine si trovavano ora sotto la sovranità di stati a base nazionale differente.

Tre milioni di tedeschi, in particolare, vivevano in Cecoslovacchia, mentre un buon numero di loro si trovava in Italia, nell’Alto Adige appena sottratto all’Austria. Tutta l’Europa, inoltre, era travagliata da tensioni sociali e politiche.

In Italia si affermava rapidamente il fascismo, mentre, in Germania, le pesanti sanzioni imposte dai governi francese e britannico impedivano la ripresa economica, favorendo la radicalizzazione dello scontro politico e l’ascesa del nazismo.

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