Tra il 24 e il 29 ottobre 1929, giornate note come il giovedì e il martedì nero di Wall Street, sui banchi della Borsa di New York (la cui sede era appunto in Wall Street) venivano cedute decine di milioni di azioni. In pochi giorni, il valore dei titoli crollava verticalmente, causando la rovina di un numero incalcolabile di risparmiatori e il fallimento di innumerevoli banche e industrie.
Nei mesi seguenti, in tutti gli Stati Uniti, la crisi avrebbe divorato milioni di posti di lavoro, gettando moltissime famiglie nella più misera povertà. L’America, però, non fu l’unica vittima del crollo. Dall’estate 1930, i prezzi cominciarono a precipitare anche in Europa, portando al fallimento di banche e industrie e a un vertiginoso aumento del numero dei disoccupati. Una delle conseguenze della crisi sarà, in gran parte del vecchio continente, l’affermazione di regimi autoritari, primo fra tutti il nazismo.
La reazione degli americani sarà invece diversa. A fermare la crisi, negli Stati Uniti, sarà l’azione politica del presidente Roosevelt, che a partire dal 1933 attuerà un audace programma di riforme (il cosiddetto “New deal”). Per la prima volta, con Roosevelt, uno Stato utilizzerà i propri fondi per intervenire direttamente nell’economia e per favorirne la ripresa.
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La grande depressione