La Navigatio Sancti Brendani è un componimento anonimo in latino redatto in ambito irlandese, presumibilmente nel X secolo, che narra in chiave fantastica le lunghe peregrinazioni marinare di san Brandano, monaco irlandese realmente vissuto nel VI secolo, missionario e fondatore di conventi in Irlanda e Inghilterra, divenuto, per i suoi numerosi viaggi, una figura leggendaria. La Navigatio Sancti Brendani – opera dal successo straordinario, come dimostrano i 120 e più manoscritti e le molte traduzioni – è un viaggio simbolico attraverso il mare alla scoperta di un’isola felice, in cui può contemplare il regno dell’aldilà, ed è considerata tra le fonti di ispirazione della Divina Commedia di Dante.
A un certo punto delle sue peregrinazioni, san Brandano e i suoi compagni incontrano, legato a uno scoglio in mezzo al mare, Giuda Iscariota.
XV secolo, miniatura da una traduzione tedesca della Navigazione di San Brandano, Heidelberg, Biblioteca dell’Università.
Ogni domenica a Giuda viene concessa una sorta di “tregua” dai supplizi infernali: una tregua relativa, poiché settimanalmente viene legato su uno scoglio in mezzo al mare, davanti a un panno infuocato che, sferzato dal vento, non cessa tuttavia di tormentarlo:
“Andando e navicando e’ viddono in mare una forma d’uno uomo che sedeva in su una pietra in mare e aveva dinanzi un panno appiccato in su due forcelle di ferro e giamai non istava fermo pe llo vento che vi dava dentro e anche Giuda era molto conbattuto dal vento e dall’onde del mare”.
Un aspetto curioso dell’incontro con Giuda all’inferno che si legge nella Navigazione di San Brandano, è il fatto che Giuda – il quale sta per essere nuovamente prelevato dai demoni e trasportato all’inferno allo scadere della sua “vacanza” settimanale – chiede a san Brandano di pregare per lui al fine di protrarre ancora per una notte la sua tregua, e san Brandano accetta:
“«E per ciò ch’io so bene che voi siete amici di Dio – dice Giuda –, lo quale è redemtore del mondo, che per suo amore e dalla sua parte vi priego che voi degnate di pregare lui per me acciò ch’i’ sia lasciato istare qui in[sin]o domane, ch’e’ dimoni non mi possino nuocere in questo mezzo; veggendo voi egli no mi meneranno via a quella mala eredità la quale io comperai per pregio». E san Brandano rispuose e disse: «Di questo che tu mmi prieghi sia quello che piace a Dio, in questa notte che viene tu non averai niuna pena insino domane per levato il sole»”.
San Brandano, dunque, prega per Giuda, il traditore per eccellenza, colui che Dante metterà addirittura in bocca a Lucifero, allo scopo di alleviargli la pena. Giungono i demoni che però non possono impossessarsi della loro vittima per via della presenza del Santo, al quale chiedono di recedere dalle sue preghiere, ricordandogli che si tratta pur sempre del traditore di Gesù, ma san Brandano impartisce loro una lezione di altissima pietà, rimettendosi interamente alla volontà di Dio:
“Nell’ora della sera parve che venisse una ombra che scurasse questo uomo e lla pietra nella quale e’ sedeva; e subitamente e’ venne una grande moltitudine di dimoni sanza alcuno numero, e tutti circundavano Giuda d’intorno e sì ssi lamentavano forte dicendo così: «O servidori di Dio benedetto, partitevi tosto di qui che per vostra cagione noi non possiamo apressarci a questo nostro compagno el quale è qui, noi non siamo arditi d’andare dinanzi al nostro principe Lucifero maggiore se noi no gli appresentiamo questo suo servidore Giuda lo quale tradì lo suo signore Iesù Cristo. Tu, santo padre, ci ài tolta la possa e la forza, ché noi non abbiamo al presente forza di fagli niuno tormento di quegli che noi siamo usi di fagli, piacciavi di non l’aiutare in questa notte benché ve n’abbia pregato». E san Brandano gli rispuose e disse così: «Io no llo difendo, ma lo signore Iddio à già consentito ch’egli abbia grazia in questa notte e sia difeso da ogni pena che voi li volessi fare». E gli dimoni rispuosero: «Come vuo’ tu aiutare per lo nome di Dio, sappiendo ch’egli fu traditore del signore Iesù Cristo?». San Brandano disse: «Io vi comando nel nome di Iesù Cristo che voi in questa notte no lli dobbiate fare male». Rispuose li dimoni: «Come chiami tu lo nome di Iesù Cristo in servigio di costui sappiendo che llo tradì e dapoi in qua è stato con tanti mali e danni?». Rispuose San Brandano: «Io no llo voglio difendere contra alla volontà di Dio, quello che piace a Dio piace a me, ora e sempre sia la sua volontà». L’abate stette tutta quella notte in orazione e lli dimoni non ferono in tutta quella notte niuno tormento a Giuda”.
(Anonimo, La navigazione di san Brandano, capitolo XXV, traduzione italiana di anonimo del XV secolo).
Dante colloca Giuda nel cerchio più basso dell’inferno, la Giudecca, dove, insieme a Bruto e Cassio, traditori di Giulio Cesare che rappresenta la Maestà Terrena, è una delle tre anime dannate che vengono masticate per l’eternità da Lucifero. Mentre Bruto e Cassio subiscono la masticatura delle gambe e del basso ventre, Giuda, che ha tradito la Maestà Divina, è infilato nelle fauci per la testa, e agita all’esterno solo le gambe: Lucifero, oltre a masticarlo, graffia con gli artigli la schiena del dannato.
Da ogne bocca dirompea co’ denti
un peccatore, a guisa di maciulla,
sì che tre ne facea così dolenti.
A quel dinanzi il mordere era nulla
verso ’l graffiar, che tal volta la schiena
rimanea de la pelle tutta brulla.
“Quell’anima là sù c’ha maggior pena”,
disse ’l maestro, “è Giuda Scarïotto,
che ’l capo ha dentro e fuor le gambe mena”.
Dante, Divina Commedia, Inferno, Canto XXXIV, vv. 55-63.