De La Tour concentra tutta l’attenzione sull’espressione del viso e sulle mani, descritte minuziosamente nella pelle rovinata e rugosa. Ritratto da un punto di vista leggermente sopraelevato, l’apostolo spicca per il suo trattenuto empito gestuale, impugnando con il medesimo vigore il libro delle Scritture e la lancia del martirio.
In luogo della lancia, qui Tommaso impugna la squadra, che rimanda al suo lavoro di architetto presso il re dell’India. Ma è soprattutto significativo il gesto dell’altra mano, che con l’indice levato ricorda quel suo aver voluto “toccar con mano” la piaga nel costato di Gesù risorto.
L’episodio dell’incredulità di Tommaso narrato in Giovanni 20,19-29, ha stimolato la fantasia degli artisti in tutte le epoche. Le opere, dal XIV al XX secolo, hanno tutte il medesimo soggetto: Tommaso che allunga la mano per toccare la piaga nel costato di Gesù.
particolare, oro e tempera su tavola, 1308-1311, Siena, Museo dell’Opera del Duomo.
Tommaso, raffigurato insolitamente giovane e senza barba, tocca con l’indice della mano destra la piaga nel costato di Gesù, ubbidendo al comando: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!” (Giovanni 20,27), ribadito dal gesto solenne del braccio destro sollevato del Messia.
Come in una sacra rappresentazione, Gesù alza il braccio e scosta la veste per mostrare la ferita sul costato. Tommaso si trova un gradino più in basso, fuori dallo spazio della nicchia che accoglie la figura di Cristo, tanto che con un piede l’apostolo nasconde la base della colonnina. In contrapposizione al gesto ampio e solenne di Gesù, Tommaso protende timidamente la mano, quasi esitando.
olio su tavola, Anversa, Koninklijk Museum voor Schone Kunsten (Regio museo di belle arti).
Rubens non raffigura Tommaso nell’atto di toccare materialmente le ferite di Gesù, bensì lo mostra in assorta, muta contemplazione della piaga di una mano. Quest’ultima è il centro compositivo dell’intera immagine, posta in piena evidenza tra il rosso vivo del manto del Messia e il verde cupo del vestito dell’apostolo. Del resto, le parole di Gesù citate dal Vangelo di Giovanni pongono l’accento proprio sull’atto del vedere, più che del toccare: «Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Il tema dell’incredulità di san Tommaso ha colpito la sensibilità degli artisti di ogni tempo, incluso il Novecento. Qui Gesù e Tommaso appaiono insolitamente ravvicinati, quasi assorti in un dialogo intenso e profondissimo, il cui significato va ben oltre il puro e semplice gesto del “toccar con mano” la piaga del costato.
L’opera riprende il tema dell’incredulità di Tommaso che, secondo la Legenda aurea di Jacopo da Varazze (secolo XIII), rifiuta di credere all’Assunzione della Vergine, così come, in assenza di prove tangibili, si era rifiutato di credere alla risurrezione di Gesù. In lontananza, sulla collina a destra sullo sfondo, si scorge Tommaso che corre per raggiungere gli altri apostoli che stanno assistendo all’Assunzione. Maria si slaccia la cintura, che poi farà cadere tra le mani dell’apostolo.
In uno scenario genericamente “esotico” su cui svettano alti palmizi – Tommaso, secondo la tradizione, fu martirizzato in India – i pagani massacrano l’apostolo, che abbraccia una semplice croce, priva di ogni ornamento, alzando gli occhi al cielo e levando un braccio come in segno di invocazione. Alla semplicità del simbolo cristiano si contrappone l’opulenza del tempio pagano, con le coperture e i capitelli dorati, mentre un idolo, anch’esso dorato, si erge sullo sfondo alla sommità di una colonna tortile.