Il suo nome, in aramaico, è Toma, gemello, da cui deriva, in greco, Didimo, altro appellativo dell’apostolo. Tra i dodici è particolarmente noto per via del suo scetticismo di fronte alla notizia della risurrezione di Gesù. Infatti, dopo la risurrezione, Gesù appare una prima volta agli apostoli riuniti, ma in assenza di Tommaso. Allorché gli viene riferito lo straordinario avvenimento, Tommaso dichiara che crederà soltanto dopo avere visto con i propri occhi il segno dei chiodi e toccato personalmente il costato di Gesù. Cosa che, infatti, puntualmente avviene in occasione della seconda apparizione di Gesù. Per questo, l’apostolo è diventato il simbolo di tutti coloro che, per credere, devono “toccar con mano”, tanto che Gesù stesso gli si rivolge con le famose parole: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!» (Giovanni 20,29).
L’incredulità di Tommaso è divenuta proverbiale, tanto da dare luogo, in epoche diverse, a numerose leggende, che però ripropongono sostanzialmente lo schema della vicenda narrata nei Vangeli. La variante più interessante è offerta dalla Legenda aurea di Jacopo da Varazze (secolo XIII), ove Tommaso manifesta un’analoga incredulità in occasione dell’assunzione in cielo di Maria. Alla morte di quest’ultima, infatti, erano presenti tutti gli apostoli, prodigiosamente richiamati dalle varie parti del mondo ove stavano annunciando il vangelo. Solo Tommaso non era presente, e allorché gli raccontarono che la Vergine era stata assunta in cielo, anima e corpo, rifiutò di credervi. Allora, dal cielo gli cadde in mano la cintura del vestito di Maria, perché Tommaso, per così dire, “toccasse con mano”, ancora una volta, che la Vergine era stata davvero assunta in cielo con il suo corpo fisico.
Un’altra vicenda riguarda invece la missione evangelizzatrice di Tommaso. Intorno alla metà del VI secolo, un mercante egiziano narrò di avere incontrato nel sud dell’India gruppi di cristiani, e di avere appreso che il vangelo era stato diffuso presso i loro antenati dall’apostolo Tommaso. La Legenda aurea, riprendendo questa notizia in chiave leggendaria, afferma che fu Gesù stesso a presentare Tommaso a un inviato del re dell’India, spintosi sino in Palestina allo scopo di reperire un architetto per il suo sovrano. Giunto in India, Tommaso convertì la figlia del re e resuscitò un fratello del sovrano, poi progettò uno splendido palazzo, elargendo ai poveri i proventi del suo lavoro. Tuttavia, non appena manifestò l’intento di volersi dedicare all’evangelizzazione degli indiani, il re lo fece condannare al rogo. Il fratello del sovrano, resuscitato dall’apostolo, riuscì a ottenere la grazia e Tommaso poté predicare e compiere miracoli. Il re, tuttavia, non aveva abbandonato i suoi intenti persecutori e prese a tormentare Tommaso con efferati supplizi – ferri incandescenti, fornaci infuocate – dai quali però l’apostolo uscì sempre miracolosamente indenne. Alla fine, un sacerdote pagano lo uccise trafiggendolo con una lancia.