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Come sottolinea la filosofa francese Simone Weil (1909-1943), l’attenzione ai dettagli è la qualità che ci permette di sperimentare la bellezza. Essa richiede tempo e pazienza per essere coltivata. Senza concentrazione, viviamo superficialmente, rinunciando a esperienze preziose e all’opportunità di sviluppare un pensiero critico.
La bellezza ci attira in maniera istintiva, come un richiamo. Se lo ascoltiamo, possiamo andare oltre le apparenze, tendendo verso ciò che ci migliora. Così, la bellezza assume un valore etico che, secondo la filosofa, è fortemente legato a un aspetto religioso: «Grazie alla saggezza di Dio che ha posto sul mondo il contrassegno del bene sotto forma di bellezza, si può amare il bene attraverso le cose di quaggiù. […] Non è possibile concepire il bene senza passare per il bello».

Ritratto fotografico di Simone Weil (1909-1943).



Ciò che distingue l’essere umano dagli animali sono il linguaggio verbale articolato e il pensiero simbolico, capacità a cui sono strettamente connesse la creatività e l’esperienza della bellezza, che spesso noi stessi produciamo.
Su di esse sono state elaborate, nel corso del tempo, diverse prospettive:

Paul Klee, Ad Marginem, 1930 circa; Basilea, Kunstmuseum Basel.

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La “ferita” di cui parla Benedetto XVI ci conduce a una riflessione più profonda sulla natura della bellezza e sul nostro rapporto con essa. La ricerca della bellezza si configura come un percorso accidentato e incessante alla ricerca delle sue sorgenti, che ci spinge a educarci a essa, a superare l'indifferenza e a gioire di fronte a opere ed eventi capaci di emozionarci. Come afferma il teologo Vito Mancuso (1962), «ricercare e custodire la bellezza è la via privilegiata per onorare il compito che attende la nostra vita».
Tuttavia, nella sua vera essenza, essa si manifesta «in modo da provocare anche un certo dolore. L’attrazione che essa suscita infatti sconvolge l’io, che avverte non senza disagio di non poter più bastare a sé stesso e di aver bisogno di altro, e quindi di dover uscire da sé».
In questo senso, la bellezza diventa un percorso di crescita personale e spirituale, in cui gioia e dolore non sono necessariamente in contraddizione, ma si compenetrano e strutturano la nostra esistenza.