COMUNICARE:
LA CONDIVISIONE DI UN DONO

La comunicazione attraverso i media

Vantaggi e rischi della comunicazione virtuale

Se pensiamo alla nostra vita quotidiana, le relazioni che intratteniamo con gli altri si basano sullo scambio di messaggi di varia natura: pensieri, riflessioni, informazioni, opinioni ecc.
Le parole, scritte o orali, ci permettono di esprimere i nostri sentimenti, sia positivi sia negativi. Spesso, però, non prestiamo attenzione al significato di un gesto abituale come quello di comunicare con gli altri e all'importanza del modo, dell'atteggiamento e dell’intenzione con cui lo facciamo. Ci dimentichiamo, cioè, che questo atto significa letteralmente “condividere un dono” (dal latino cum e munus). Di conseguenza, quando parliamo (o scriviamo) tendiamo a sottostimare la portata etica di questo concetto. Nell'idea di "dono" sono infatti sottintesi alcuni valori, come la sincerità, la schiettezza, la lealtà, la gentilezza, la cortesia ecc. che andrebbero sempre tenuti presenti per una comunicazione efficace e rispettosa.

Secondo le scienze che la studiano, la comunicazione si basa sulla trasmissione di un messaggio da una fonte, detta emittente, a un destinatario. Per trasmettere il messaggio serve un mezzo rappresentato dalle parole (orali e scritte) usate, a seconda delle circostanze, per scopi diversi: raccontare, persuadere, esprimere un giudizio ecc.
Non dobbiamo però dimenticare che comunichiamo anche con i gesti e le espressioni del volto, dello sguardo, della postura del nostro corpo: tutto questo costituisce la cosiddetta prossemica . Interagiamo anche attraverso il silenzio.

Il punto di vista
della Chiesa cattolica

Nel presentare la 55ª Giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali (2021), papa Francesco (1936) ha ribadito l’importanza di tutti questi aspetti nel modo di comunicare di Gesù: «Nella comunicazione nulla può mai completamente sostituire il vedere di persona. Alcune cose si possono imparare solo facendone esperienza. Non si comunica, infatti, solo con le parole, ma con gli occhi, con il tono della voce, con i gesti. La forte attrattiva di Gesù su chi lo incontrava dipendeva dalla verità della sua predicazione, ma l’efficacia di ciò che diceva era inscindibile dal suo sguardo, dai suoi atteggiamenti e persino dai suoi silenzi. I discepoli non solamente ascoltavano le sue parole, lo guardavano parlare».
Come Gesù, coloro che si assumono il compito di annunciare il vangelo devono porre attenzione soprattutto al modo in cui comunicano un messaggio, oltre che alle parole che scelgono.

La comunicazione a garanzia dello sviluppo umano

La Chiesa sostiene una comunicazione che valorizzi l’uomo: essa deve avvenire all’insegna del rispetto e dello sviluppo umano integrale .
La riflessione della Chiesa su questo aspetto dell’etica è relativamente recente ed è legata all’esigenza di dare risposte idonee alle sfide emergenti dalle nuove situazioni determinate dall’incremento moderno dei mass media (letteralmente, “mezzi di massa”), cioè l’insieme dei moderni mezzi di comunicazione (la carta, la stampa, il cinema, la radio, la televisione e, in tempi più recenti, le reti informatiche).
All’indomani del Concilio Vaticano II, l’Istruzione pastorale Communio et Progressio (1971) metteva in evidenza il fatto che, attingendo all’esempio di Cristo, perfetto comunicatore, i media possono diventare fattori di socializzazione: «strumenti di fraternità universale, favorendo la comunicazione tra gli uomini, la quale costituisce il termine ultimo di ogni comunicazione» (Communio et Progressio, n. 98).

Comunicare significa solo "scambiarsi messaggi" (notizie, pensieri, opinioni)?

È importante allenare una capacità di persuasione per raggiungere i propri obiettivi?

La comunicazione può avere conseguenze morali?

COMUNICAZIONE
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PROSSEMICA

Parte della semiologia che studia il significato assunto, nel comportamento sociale dell’uomo, dalla distanza che l’individuo frappone tra sé e gli altri e tra sé e gli oggetti, e quindi, più in generale, il valore attribuito da gruppi sociali, diversi culturalmente o storicamente, al modo di porsi nello spazio e al modo di organizzarlo.

Prossemica, vocabolario Treccani

sviluppo umano integrale

Nel magistero ecclesiale troviamo per la prima volta l’espressione “sviluppo umano integrale” nell’enciclica Populorum Progressio (1967), che si poneva l’obiettivo di promuovere “ogni” uomo e “tutto” l’uomo «in ogni latitudine e longitudine del Pianeta». Si tratta di un impegno a cui papa Francesco richiama in continuazione: «l’autentico sviluppo umano possiede un carattere morale e presuppone il pieno rispetto della persona umana» (Laudato si’, n. 5).
Anche la Costituzione italiana dichiara l’importanza del pieno sviluppo della persona umana: «compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese» (art. 3).

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