La Chiesa ortodossa sottolinea l’importanza della comunicazione come strumento per creare legami di amicizia e cooperazione tra le persone. Questo aspetto assume particolare rilevanza nel contesto del dialogo ecumenico tra le diverse confessioni cristiane. Tale impegno si concretizza nella fondazione di varie istituzioni volte a facilitare e promuovere il dialogo interreligioso tra cristiani cattolici e ortodossi, tra cui:
Bartolomeo I (1940), patriarca di Costantinopoli, ha ripetutamente
evidenziato l’importanza di utilizzare la comunicazione come strumento di pace e unione, piuttosto che di odio. Nelle sue dichiarazioni, ha
enfatizzato il ruolo dei media nella promozione della collaborazione tra le diverse fedi e nella sensibilizzazione verso le problematiche della società
contemporanea. Egli sostiene che nel dialogo ogni individuo deve essere
trattato con rispetto e dignità, al di là delle differenze culturali.
Bartolomeo di Costantinopoli
Il dialogo cattolico-ortodossoMartin Lutero (1483-1546)
Le
Chiese protestanti, in sintonia con quella cattolica e quella ortodossa,
riconoscono il potenziale della comunicazione virtuale nel consolidare e
preservare i legami tra le comunità religiose.
La
Chiesa Evangelica Luterana Italiana (CELI), pur consapevole dei rischi, valorizza
gli strumenti digitali per la loro capacità di:
Riguardo
alle intelligenze artificiali, la CELI mantiene una posizione più cauta.
Tuttavia, riconoscendo l'inevitabile diffusione di queste tecnologie,
sottolinea l'importanza di un approccio costruttivo: anziché opporsi, è
fondamentale imparare a utilizzarle in modo eticamente responsabile.
La Bibbia ebraica (Tanakh), come quella cristiana, insegna che ogni persona è creata a immagine di Dio, pertanto merita dignità e rispetto. Questo principio si estende a tutte le forme di comunicazione, incoraggiando l’onestà, la gentilezza e l’empatia.
L’etica ebraica delinea diversi concetti chiave che guidano l’uso responsabile del linguaggio, elencati di seguito.
Per
rispettare queste norme, è opportuno astenersi da comportamenti come la Lashon Hara(“maldicenza”), cioè parlare male
degli altri, a meno che ciò non serva a un bene superiore, e il Rechilut (“pettegolezzo”),
ovvero la diffusione di informazioni volte a creare discordia, fenomeni
purtroppo comuni nell’epoca dei social media.
Nella cultura islamica, il Corano e la Sunna esortano i fedeli a osservare, nell’ambito della comunicazione (fisica o virtuale), i seguenti principi morali:
1. veridicità e onestà
«E non avvolgete la verità di menzogna e non nascondete la verità ora che la conoscete.»
(Sura 2-42)
«O credenti, temete Allah e parlate onestamente».
(Sura 33-70)
2. gentilezza e rispetto
«Chiunque crede in Allah e nell’Ultimo Giorno dovrebbe dire cose buone o tacere. Chi crede in Allah e nell’Ultimo Giorno dovrebbe essere cortese e generoso con il suo vicino. Chiunque crede in Allah e nell’Ultimo Giorno dovrebbe essere cortese e generoso con il suo visitatore. »
(Sahih al-Bukhari, Libro 78, Hadith 40)
3. evitare diffamazione e pettegolezzo
«O credenti, evitate di far troppe illazioni, ché una parte dell’illazione è peccato. Non vi spiate e non sparlate gli uni degli altri. Qualcuno di voi mangerebbe la carne del suo fratello morto?»
(Sura 49-12)
4. consiglio e guida
«Sorga tra voi una comunità che inviti al bene, raccomandi le buone consuetudini e proibisca ciò che è riprovevole.»
(Sura 3-104)
Mahatma Gandhi
Nella
filosofia induista la comunicazione è vista come un mezzo per connettersi non
solo con gli altri, ma anche con il divino, trascendendo i cinque sensi.
Nelle interazioni umane, la Parola (Shabda)
è considerata sacra e potente, pertanto deve provenire da fonti attendibili ed
essere usata con cautela per diffondere la verità.
Gli
insegnamenti di figure come il Mahatma
Gandhi (1869-1948), fautore della comunicazionenon violenta, evidenziano
l’importanza che gli induisti attribuiscono al rispetto dei sentimenti altrui e
all’empatia.
Il concetto di Vasudhaiva Kutumbakam,
menzionato nelle Upanishad (testi sacri induisti), interpreta il mondo
come un’unica famiglia e in questa visione lo scambio di idee e informazioni
diventa uno strumento per riconoscere l’interconnessione di tutti gli esseri
viventi.
L’approccio
induista ai mass media e all’intelligenza artificiale è guidato dalla necessità
di mantenere l’armonia e la sincerità. Questi strumenti possono sia educare che
disinformare: è quindi essenziale che promuovano valori etici e spirituali per
contribuire al benessere della società e all’inclusività.
Seguendo tali principi, l’India ha realizzato notevoli avanzamenti nel welfare digitale, impiegando la
tecnologia per ottimizzare la distribuzione dei servizi sociali e raggiungere
le zone più isolate della nazione.
Il
buddhismo, come l’induismo, enfatizza il valore di una comunicazione consapevole, onesta ed empatica,
volta a migliorare la qualità delle relazioni umane. Secondo i suoi precetti morali,
la comunicazione etica non trasmette falsità né utilizza il linguaggio con
intenti malevoli o superficiali. Al contrario, essa si fonda sul rispetto degli
altri ed è guidata dalla compassione e dall’intento di preservare l’integrità
del tessuto sociale.
L’utilizzo
sconsiderato dei mezzi di comunicazione virtuale contrasta fortemente con
questi principi. I social network, ad esempio, offrono alle persone un senso illusorio di appartenenza e di rilevanza
personale, promuovendo il narcisismo attraverso l’ossessiva ricerca di followers o like. Attribuiscono un significato esagerato ad aspetti futili della
vita, trasformandosi in strumenti di distrazione e di evasione dalla realtà, che sottraggono
l’attenzione da ciò che veramente conta.
Il
buddhismo esorta a mantenere un saldo legame con la realtà tangibile, anziché
con quella virtuale, promuovendo una comunicazione più autentica, profonda e rispettosa della privacy a differenza di quella che tipicamente avviene in Rete. Secondo questa filosofia, ciò che dovrebbe
dare senso alla vita è la consapevolezza di essere interconnessi: in una società l’esistenza di ciascuno è resa
possibile dal contributo degli altri. Quanto più solida e sicura è la nostra
identità personale, tanto meno avvertiremo il bisogno di cercare l’approvazione
altrui.
Tuttavia,
è importante riconoscere che i mezzi telematici hanno anche dei vantaggi, come
mantenere connesse persone che altrimenti resterebbero isolate dalla società o
amici e familiari distanti. Se si sceglie di far parte di un social network, è
auspicabile che questo sia associato a valori positivi, costruttivi per l’individuo
e per la società.
A prescindere dal mezzo utilizzato, la comunicazione dovrebbe
sempre essere volta a promuovere la pace e a recare beneficio.
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Considerata
la seconda fonte più importante della Legge islamica (Shari'a) dopo il
Corano, è l’insieme dei detti, delle azioni e degli insegnamenti del profeta
Maometto (Muhammad), trasmesso principalmente attraverso singoli
racconti chiamati hadith.
La Sunna rappresenta il modello di
comportamento che i musulmani cercano di emulare nella loro vita quotidiana.