La Chiesa valuta attentamente il ruolo dei media nella
società, riconoscendone sia le potenzialità (formazione delle persone,
linguaggio accessibile, rapidità di comunicazione) sia i rischi (condizionamento e manipolazione). Il magistero sostiene che i mezzi di comunicazione non siano altro che
strumenti, il cui valore dipende dall’uso che se ne fa. Per i cristiani è
fondamentale utilizzarli mantenendone il controllo e preservando sempre la
libertà e la dignità umana.
Nell’era digitale, la Rete ha potenziato i social
media, offrendo a tutti il diritto di esprimersi. Questo fenomeno favorisce
l’emergere di voci diverse e talvolta preziose da realtà lontane. Tuttavia,
costituisce anche un mezzo per diffondere odio, violenza e per permettere la
rapida circolazione di fake news (“notizie false”), definite da papa Francesco come un “veleno”. Questo
pericolo, sempre presente, minaccia il controllo dell’informazione e della
dignità umana. «Grazie
al web notizie ingannevoli, distorte, false, vere e proprie bufale possono
essere veicolate, espandersi, essere credute vere» nota il giurista Sabino
Cassese (1935).
La disinformazione e lo scarso senso critico di molti utenti facilitano la diffusione di notizie false, rendendo difficile
contrastarle anche con i fatti. Questo problema si intensifica con l’avvento delle intelligenze artificiali (IA),
come evidenziato nel messaggio per la 58a Giornata delle Comunicazioni Sociali. Il documento mette in guardia dall’“inquinamento
cognitivo” causato dalle IA che può portare all’«alterazione della
realtà tramite narrazioni parzialmente o totalmente false eppure credute – e
condivise – come se fossero vere». Un’ulteriore minaccia è rappresentata dal «deep fake, cioè
della creazione e diffusione di immagini che sembrano perfettamente verosimili
ma sono false, o di messaggi audio che usano la voce di una persona dicendo
cose che la stessa non ha mai detto».
Per esercitare una cittadinanza attiva e un utilizzo consapevole della comunicazione, tutti dovrebbero imparare a verificare le informazioni. È importante imparare a muoversi nel web, stando
attenti a non condividere informazioni private che possono essere manipolate in
Rete senza il consenso del diretto interessato. Un esempio di uso positivo di Internet proviene da Carlo Acutis (1991-2006), che verrà canonizzato nel corso del Giubileo.
Per i credenti l’Ottavo Comandamento impone di dire la verità, opponendosi
alle menzogne che danneggiano le relazioni umane. La verità è considerata
divina, incarnata da Gesù che, secondo i cristiani, si è fatto uomo «per dare
testimonianza alla verità» (Giovanni 18, 37). Mentire è quindi un peccato contro la
fede. Ogni individuo ha il dovere di usare responsabilmente le parole, perché la comunicazione non è mai irrilevante e
spesso una falsa informazione procura danni irreparabili.
Nello spazio aperto del web, anche la tutela della privacy risulta complessa. La sfida etica proposta
dai nuovi mezzi di comunicazione consiste, dunque, nel salvaguardare i valoria tutela della persona umana e promuovere un mondo rispettoso e solidalenei confronti di tutti i membri della comunità.
È stato proposto come patrono di Internet, in virtù della sua buona frequentazione della Rete. Ha saputo, infatti, usare la sua capacità di realizzare siti web al servizio della testimonianza della fede cristiana. Era un ragazzo normale, sportivo e appassionato di informatica, deceduto a soli 15 anni per una leucemia fulminante, che è stato capace di mettere Gesù al centro della sua vita, non rinunciando mai alla chiarezza di dire e testimoniare i princìpi ispiratori della sua vita cristiana.
Originariamente
legato all’ambito giudiziario, questo comandamento è nato per preservare
l’ordine sociale. La sua rilevanza si estende oggi a vari contesti comunicativi,
dalla politica ai media. Esso condanna l’uso dannoso della parola che, invece
di favorire il bene, causa sofferenza. Senza il presupposto della verità, essa,
anziché promuovere la coesione sociale, ne costituirebbe la disgregazione.
Maldicenza, pettegolezzo e diffamazione sono esempi di comunicazione nociva,
motivata da interessi egoistici. In sintesi, questo precetto si oppone a tutte
le forme di menzogna che minano le relazioni umane in ogni sfera della vita.
privacy
In ambito giuridico questo concetto si riferisce al diritto di riservatezza nell’uso dell’immagine e delle informazioni personali. Tale diritto evolve con il progresso tecnologico. Nell’era di Internet, oltre a valutare l'affidabilità delle informazioni che consumiamo, è cruciale prestare attenzione a come vengono utilizzati i dati che forniamo su noi stessi. L'uso diffuso dei social media spesso porta a una condivisione inconsapevole di informazioni personali, che possono essere accessibili e utilizzabili da terzi.