“Condividete
con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori” è il tema scelto da papa Francesco
per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2025: l’auspicio è che invece
di aggressività e volontà di dominio sugli altri prevalga, quando comunichiamo,
la diffusione della speranza che, nonostante il male diffuso, il bene possa
alla fine prevalere.
Questo tipo di
comunicazione è sempre legata a un progetto
comunitario:
quando si parla
di speranza cristiana non si può prescindere da una comunità che viva il
messaggio di Gesù in modo credibile a tal punto da far intravedere la speranza
che porta con sé.
La
comunicazione improntata alla speranza deve unire ciò che è diviso: è un dono
reciproco che nasce dalla relazione che si stabilisce parlando, ascoltando e
comprendendo l’altro, un dono che intreccia le nostre differenze, ci rende
membri di un’unica comunità che riflette come tutto sia interconnesso.
Perché questa speranza si realizzi
è importante una comunicazione che viene da un cuore non indurito, mite, pronto
ad affrontare le sfide esistenziali con forza, lucidità e serenità, senza
lasciarsi travolgere dalla paura, dall’ostilità, dalla volontà di prevalere
sull’altro e superando ogni chiusura ed egoismo.
Giotto (1267-1337) nella Cappella degli Scrovegni ha rappresentato la speranza come
una figura femminile alata, protesa verso un angelo che le porge una corona.
Questo protendersi verso un “oltre”
rappresenta il senso della speranza anche per chi non crede: sperare significa
vivere con un senso di apertura al futuro, che permette di far fronte alle
difficoltà e alle sofferenze in cui tutti, inevitabilmente, lungo l’esistenza si
imbattiamo.
Giotto, Speranza, 1306 circa; Padova, Cappella degli Scrovegni.
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