Per poter parlare di giustizia sociale, è bene prima capire cosa si intenda per “giustezza” e “giustizia”.
La giustezza è la giustizia che vuole il bene dell'altro e che riguarda una dimensione esistenziale, legata al senso che
attribuiamo alla nostra vita, alle relazioni con gli altri e all'aspetto progettuale di felicità.
La giustizia, invece, è relativa al comportamento che si deve tenere in determinate circostanze, quindi ha come riferimento
la conformità a una legge o a una norma (naturale, divina o sociale).
Mentre la giustizia stabilisce diritti e doveri, la giustizia sociale opera perché ci siano le condizioni per esercitare
tali diritti, quindi corregge le disuguaglianze e le ingiustizie che la società stessa produce. Per poter fare ciò,
questo costrutto deve tenere conto dello sviluppo umano, ovvero del mutare della società e delle condizioni economiche.
Uno dei problemi di maggior rilievo, tra quelli riguardanti la giustizia sociale, è la distribuzione iniqua delle risorse sul Pianeta.
Sebbene le risorse terrestri siano teoricamente patrimonio comune dell’umanità, attualmente l’80% della popolazione mondiale dispone
solo del 20% di esse e molti esseri umani mancano dell’indispensabile per vivere. Ciò evidenzia l’urgente necessità di un impegno concreto
e responsabile per ridurre tale discrepanza.
Le risorse ambientali, però, non sono le uniche a essere arbitrariamente allocate. Vi sono, infatti, anche le disuguaglianze di reddito, che
si manifestano sia tra Paesi diversi sia all'interno dei singoli Paesi, e le disparità nell’accesso al lavoro, alla sanità e all’istruzione.
Secondo il Comandamento dell’amore insegnato da Gesù, i cristiani sono chiamati a rispondere a questi squilibri mettendo in pratica il principio
della misericordia, cioè aiutando i bisognosi. Tuttavia, l’amore da solo non è sufficiente a sradicare il problema. Occorre, infatti, affrontare
la questione della
povertà
sul piano politico, con interventi radicali, volti a sollevare gli indigenti dalle loro necessità estreme.
Una società giusta deve, come minimo, poter garantire la soddisfazione dei
bisogni primari
a tutti i suoi membri.
È importante notare che la povertà non è un fenomeno limitato ai Paesi in via di sviluppo, ma è presente anche nelle società occidentali, aggravata dalla
crisi economica dell’ultimo decennio, dalle guerre in corso e dalle lotte commerciali internazionali.
Purtroppo, si può affermare che le disuguaglianze distributive sono diffuse a livello mondiale, e il nostro Paese, caratterizzato da sostanziali
differenze tra Nord e Sud e all’interno delle regioni, e dall’aumento del divario tra ricchi e poveri, non fa eccezione.
L’enciclica
Fratelli tutti,
redatta da papa Francesco (1936-2025) nel 2020 e basata sul
Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune
(2019) sottoscritto dal Pontefice stesso e dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb (1946), invita alla
fratellanza fra gli esseri umani, all'apertura al dialogo e all'impegno nel costruire un mondo più giusto.
La firma dell’enciclica si inserisce nel quadro delle iniziative papali volte ad affrontare il problema dell’ingiustizia sociale, come l’evento
“Economy of Francesco”
(2020), delineando un nuovo modello di giustizia economica.
Il magistero pontificio è partito dalla consapevolezza che la globalizzazione, pur avendo generato effetti positivi in ambito economico e politico,
ha causato anche significative criticità sul piano sociale e lavorativo, acuendo le disparità. L’impatto più severo si è registrato nei Paesi in
via di sviluppo, dove si è assistito a un marcato deterioramento delle condizioni di vita e a un aumento del divario sociale preesistente in ambito
economico, nonché nell’accesso alle risorse digitali
(digital divide)
e all’informazione.
Considerando l’irreversibilità della globalizzazione, il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha evidenziato la necessità di «assicurare
una globalizzazione nella solidarietà, una globalizzazione senza marginalizzazioni».
Con questa premessa, la prima edizione di “Economy of Francesco” ha riunito ad Assisi giovani economisti e imprenditori, per elaborare un modello di
sviluppo economico inclusivo e sostenibile. L’evento, che da allora si ripete annualmente con diverse iniziative orientate alla pace e alla giustizia
sociale, ha visto la partecipazione di studiosi di fama internazionale e premi Nobel per l’economia. Il loro contributo è stato fondamentale per
delineare quel
“capitale spirituale globale”
che, secondo il Pontefice, è necessario per trasformare l’economia in senso generativo, rendendola
aperta alla vita e alla cura misericordiosa degli altri.