La necessità di sviluppare nuovi modelli economici che promuovano la sostenibilità è diventata un dovere universale.
Il sistema capitalistico occidentale, basato sulla massimizzazione del profitto e sul consumismo sfrenato, incoraggiando l’individualismo
e il materialismo, ha portato a gravi
conseguenze ambientali e sociali, come il cambiamento climatico, l'esaurimento delle risorse naturali e l'aumento delle disuguaglianze.
Per affrontare queste sfide, è fondamentale adottare un approccio che metta al primo posto il rispetto di valori morali, la solidarietà
tra gli uomini e la tutela ambientale. Negli ultimi decenni, la Curia pontificia ha richiamato più volte i fedeli alla sobrietà e all’urgenza
di liberarsi dalla schiavitù dell’accumulo di beni. In particolare, papa Francesco (1936-2025) ha enfatizzato l’importanza di mantenere
un tenore di vita frugale, evitando sprechi sconsiderati e tenendo in considerazione le generazioni future. Tuttavia, la responsabilità
individuale verso il consumo consapevole non può combattere da sola l’ingiustizia sociale: è necessario un impegno politico forte che
incentivi un mutamento drastico della
governance
L'insieme dei princìpi, delle regole e delle procedure che riguardano la gestione e il
governo di una società, di un'istituzione, di un fenomeno collettivo.
mondiale.
In questo contesto, l'economia solidale, fondata su reti di collaborazione e scambio che privilegiano il benessere collettivo rispetto
al ricavo individuale, emerge come un modello promettente.
Sono esempi di economia solidale:
Le proposte di nuovi modelli economici sostenibili sono molteplici e in continua evoluzione. Oltre all’economia circolare e all’economia solidale già menzionate, sono degne di nota l’economia della ciambella, ideata dall’economista inglese Kate Raworth (1970), e l’economia dello stato stazionario, sviluppata con il contributo dell’economista statunitense Herman Daly (1938-2022). Queste teorie mettono in discussione il paradigma della crescita illimitata, proponendo visioni alternative in cui il benessere umano e i limiti ambientali definiscono i confini entro cui l'economia deve operare.
Muhammad Yunus (1940), economista e banchiere bengalese, ha rivoluzionato il concetto di finanza con la sua idea di microcredito, guadagnandosi il premio Nobel
per la Pace nel 2006. La sua esperienza ha dimostrato che è possibile sviluppare strumenti economici efficaci, capaci di mettere al centro le persone più vulnerabili
e le comunità svantaggiate, diventando strumento di emancipazione anziché di oppressione.
Studiando le forme di economia locale del suo Paese, per comprendere le ragioni della povertà che affliggeva gran parte della popolazione, Yunus
comprese che uno degli ostacoli principali allo sviluppo era la mancanza di accesso al credito.
Le banche, infatti, non erano disposte a prestare denaro a piccoli agricoltori, artigiani e, soprattutto, alle donne, considerati soggetti ad alto
rischio.
L’economista decise, quindi, di avviare progetti di microcredito, fornendo alle comunità locali e alle cooperative di produttori il denaro necessario
per avviare piccole attività economiche.
Il successo di questa intuizione portò alla nascita della
Grameen Bank,
una banca specializzata nel microcredito, che offre anche mutui per la casa,
finanziamenti per sistemi di irrigazione e pesca, e servizi di consulenza sulla gestione dei risparmi.
Il modello economico di Yunus non solo combatte la povertà, ma promuove anche progetti con valore sociale e ambientale, dimostrando che redditività
e impatto positivo possono coesistere.