Nell’attesa che effettivamente si compia l’ideale di un modello economico sostenibile, che colmi le disuguaglianze e risolva la povertà e
la disoccupazione, ciascuno può contribuire attivamente al suo avveramento con atti di solidarietà.
L’articolo 2 della Costituzione italiana ricorda che la solidarietà è un dovere di tutti i cittadini, infatti recita: «La Repubblica riconosce
e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede
l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale».
Per un cristiano, la solidarietà, in armonia con gli insegnamenti di Gesù, testimonia la propria fede e si esprime attraverso
quelle che vengono definite
opere di misericordia corporale
- Dare da mangiare agli affamati
- Dare da bere agli assetati
- Vestire gli ignudi
- Alloggiare i pellegrini
- Visitare gli infermi
- Visitare i carcerati
- Seppellire i morti
Come ha evidenziato papa Francesco (1936-2025) durante l’Udienza generale del 12 ottobre 2016, queste «soccorrono le persone
nelle loro necessità materiali».
La predilezione divina per i poveri emerge chiaramente nel messaggio evangelico, il quale richiama chi possiede dei beni
all’impegno morale di aiutare i meno abbienti. La parabola del ricco e del povero Lazzaro
(Luca 16, 19-21)
esemplifica questo insegnamento: il ricco viene escluso dal Paradiso per la sua indifferenza verso il mendicante che soffriva
alla sua porta, dimostrando che l'egoismo e la mancanza di compassione precludono l'accesso alla salvezza eterna.
Come ricorda la Chiesa nella
Gaudium et Spes
(1965), l’esistenza di persone che soffrono di inedia è considerata un’offesa
nei confronti di Dio creatore e sottolinea il dovere cristiano di assistere gli affamati (Decretum Gratiani, n. 86). La
solidarietà si deve, quindi, esprimere non solo attraverso l’empatia e le parole di conforto, ma anche tramite l’aiuto concreto.
Poiché ci troviamo di fronte a problemi di grande portata, la soluzione definitiva richiede un’azione coordinata a livello
politico internazionale. Inoltre, i Paesi sviluppati dovrebbero impegnarsi a contrastare la corruzione, promuovere l’istruzione,
cancellare i debiti, finanziare investimenti eticamente sostenibili e sostenere i Paesi poveri con programmi di sviluppo.
Nella storia della cristianità, numerosi santi, cosiddetti “sociali”, hanno fatto della solidarietà il motore della loro azione.
Questo impegno ha caratterizzato sia figure consacrate sia laiche del XIX secolo, particolarmente attive nel contesto torinese.
Tra di essi spicca la figura di
Pier Giorgio Frassati
(1901-1925).
Santo sociale, nasce a Torino in una famiglia borghese. Il padre, Alfredo, fonda e dirige il quotidiano “La Stampa”.
Pier Giorgio è un giovane che ama la poesia, le scalate in montagna e l’associazionismo. Fa parte della FUCI (Federazione
Universitaria Cattolica Italiana) e della Gioventù Cattolica, il cui motto è «Preghiera, Azione, Sacrificio». Soccorre tutti
i poveri che bussano alla porta della sua casa e si prodiga per loro, all’insaputa dei familiari. Per questo suo impegno
caritatevole, riceve l’appellativo di “apostolo dei poveri”. Nel 1922 diventa terziario domenicano nella chiesa torinese
di san Domenico. Muore a soli 24 anni di poliomielite fulminante. Il 20 maggio del 1990 riceve la beatificazione da papa
Giovanni Paolo II. Al termine del Giubileo dei Giovani, sarà proclamato santo dal successore, ancora non eletto, di papa
Francesco, deceduto il 21 aprile 2025.