La
globalizzazione
è un fenomeno sviluppatosi attraverso diverse fasi storiche, che ha subìto un'accelerazione particolarmente intensa tra la fine del XX e l'inizio del XXI secolo. È caratterizzata dalla crescita impetuosa
degli interscambi commerciali, culturali e tecnologici a livello mondiale, e rappresenta oggi uno dei fattori più influenti nel mondo del lavoro e nell’economia mondiale.
La progressiva apertura delle società ha generato indiscutibili vantaggi: ha, ad esempio, ampliato le possibilità di mobilità internazionale, permettendo lo scambio di talenti e competenze; creato nuove opportunità di crescita;
portato alla diminuzione dei prezzi di molti beni e al miglioramento delle condizioni di vita in Paesi prima sull'orlo del sottosviluppo, come Cina e India.
D’altro canto, tuttavia, ha intensificato la competizione globale, costringendo intere categorie professionali a riqualificarsi rapidamente per non essere escluse da un mercato radicalmente trasformato.
Inoltre, i processi di delocalizzazione produttiva verso Paesi con minori costi di lavoro hanno causato la chiusura di molte aziende nei Paesi sviluppati, e quindi la perdita di posti di lavoro; intensificato il grave problema
del lavoro minorile sfruttato dalle multinazionali; portato alla deforestazione di vaste aree per la crescente domanda di terre e legname; e acuito le disparità sociali, soprattutto tra ricchi e poveri.
Questi fattori, insieme all’incedere incalzante dell’innovazione tecnologica, hanno modificato profondamente interi settori industriali, rendendo necessario per i lavoratori un costante
aggiornamento
delle competenze (il cui costo,
in Italia, ricade interamente sulle spalle dei lavoratori stessi).
Con la sua crescente interdipendenza economica e sociale, la globalizzazione ha anche amplificato l'impatto delle attività aziendali a livello globale, rendendo la responsabilità sociale delle imprese una questione sempre più cruciale,
che non si limita più alla scala locale. Come osserva il filosofo Carlo Augusto Viano (1929-2019), le imprese non sono costituite dai soli proprietari e dirigenti, ma prendono vita anche grazie a dipendenti, fornitori, clienti, comunità
locale e società politica. Ciascuna di queste figure sviluppa intorno all’impresa aspettative e diritti legittimi: «I dipendenti sono interessati alla sicurezza del lavoro e al livello delle retribuzioni, i clienti alla qualità del prodotto
e alla continuità della sua offerta, i fornitori alla stabilità della domanda, la comunità alla presenza dell’impresa, ma anche alle sue conseguenze sulla vita sociale e sull’ambiente, la società politica agli effetti dell’impresa
sull’insieme dell’economia nazionale e internazionale».
In conclusione, la globalizzazione si configura come un fenomeno complesso e sfaccettato, che continua a ridisegnare gli equilibri mondiali. La responsabilità delle imprese assume, in questo contesto, un ruolo etico sempre più rilevante,
volto a tenere in considerazione soprattutto gli effetti a lungo termine delle politiche di mercato e dei processi produttivi. Solo attraverso un approccio che contempli la tutela dei diritti fondamentali, la salvaguardia ambientale e
una più equa distribuzione delle risorse sarà possibile trasformare la globalizzazione da potenziale minaccia a reale opportunità di progresso condiviso, in cui il benessere economico si accompagni a uno sviluppo umano autentico.