L’adolescenza è una fase di ricerca della propria identità, in cui si cominciano ad anticipare le preoccupazioni dell'età adulta e ci si domanda chi si vuole essere. La mente si apre al mondo e al futuro, attraenti e spaventosi al tempo stesso, iniziando a mettere in discussione le relazioni esistenti.
In questo delicato momento di vita, è del tutto naturale avvertire disorientamento, incertezza, angoscia e timori. Tuttavia, non bisogna sottovalutare che tali sentimenti sono strettamente connessi alle pressioni familiari, scolastiche e sociali che l'adolescente subisce.
L'adolescenza viene spesso erroneamente percepita come un periodo necessariamente oscuro e tormentato, caratterizzato, oltre che dalla paura, da ribellione, conflitti familiari e comportamenti a rischio.
In realtà, la qualità e la stabilità dei modelli genitoriali di riferimento giocano un ruolo essenziale nel definire questo periodo di transizione. I genitori non sono più solo figure di accudimento e protezione, ma iniziano a essere percepiti come soggetti che limitano, controllano e "non comprendono" le aspirazioni del giovane. Tuttavia, è proprio attraverso questo rapporto che l'adolescente può crescere: per fiorire e diventare autonomo, necessita della libertà di esplorare il mondo e di fare esperienze, anche commettendo errori. La sperimentazione di diverse vie diventa cruciale per comprendere come inserirsi nella realtà oltre le mura familiari. L'incostanza in questa fase è un tratto positivo: rappresenta la naturale ricerca di un Sé in divenire, un processo dinamico di scoperta.

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Per questo è fondamentale che l’adolescente possa trovare nella famiglia una base affettivamente sicura, un punto di approdo per correggersi e trovare conforto, che non adotti atteggiamenti giudicanti o squalificanti. I giovani sentono il bisogno di avere un modello da imitare, più che di adulti che spieghino loro come devono vivere. L’ascolto attivo e la comunicazione rispettosa tra genitori e figli diventano quindi essenziali. Ciò non significa tuttavia essere permissivi: gli adolescenti hanno bisogno di regole e disciplina, proprio perché stanno ancora imparando ad autoregolarsi e compiere scelte sagge.

«I ragazzi procedono attraverso progressioni e regressioni, prove ed errori dando spesso l’impressione di non muoversi affatto, mentre, in realtà, stanno elaborando una personale strategia di crescita. Incerta perché gli adulti, in un’epoca senza ideologie, insofferente di ogni autoritarismo, con ruoli genitoriali deboli e spesso conflittuali, non sono più in grado di imporre un modello forte al quale attenersi. Incerta nei confini perché, mentre la pubertà è visibile e databile attraverso i mutamenti del corpo, l’adolescenza sta diventando interminabile».

– S. Vegetti Finzi, A. Battistin, L’età incerta. I nuovi adolescenti, Mondadori, Milano 2001 –



Durante l'adolescenza, per il giovane, il gruppo dei pari acquisisce un ruolo significativo, senza tuttavia sostituirsi completamente alle figure genitoriali, come spesso si crede. Non si tratta di un’opposizione netta tra i due, ma di un naturale processo di crescita e differenziazione.
Gli adolescenti si rivolgono ai coetanei per esplorare e definire aspetti importanti della propria identità, come la scelta delle amicizie, l'impiego del tempo libero, i propri gusti nell'abbigliamento e nella musica… Questo processo li aiuta a identificare sia le caratteristiche che li accomunano agli altri, sia quelle che li rendono unici.
Contemporaneamente, i genitori, quando percepiti come figure amorevoli e comprensive (seppure giustamente severe), rimangono un punto di riferimento fondamentale. Sono loro che i ragazzi interpellano per affrontare le scelte esistenziali rilevanti e per trovare conforto nei momenti di difficoltà.
Come afferma lo psicologo Giuseppe Cesari (1931), l'attenzione all'immagine, il desiderio di mostrarsi, la sensibilità verso lo sguardo altrui, spesso giudicati superficiali dagli adulti, rappresentano in realtà la scoperta di essere gradevoli non più solo per mamma e papà, ma anche per i coetanei.

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