I concetti di “diritto” e “giustizia” affondano le loro radici nella tradizione classica, come testimoniano le parole del giurista latino Ulpiano (II-III secolo d.C.),
che enunciò i princìpi fondamentali: «vivere onestamente, non recare danno ad altri, attribuire a ciascuno il suo». Queste norme di condotta erano già state elaborate
dall'oratore e filosofo Cicerone (I secolo a.C.), il quale osservava che «unico è il diritto che lega insieme la società umana, e unica è la Legge che l'ha costituita:
cioè l'uso della retta ragione nel comandare e nel vietare» e definiva la giustizia come «la costante e perpetua volontà di attribuire a ciascuno il suo diritto».
Alla base dei concetti di “diritto” e “giustizia” risiede la dignità intrinseca a ogni individuo, attribuita a ciascuno senza distinzioni di età, sesso, religione, etnia,
stato di salute o malattia. La dignità di persona spetta all'individuo in forza di quello che è e non in forza di quello che ha o fa. Ciò significa che anche quando un
individuo compie azioni immorali, illegali o commette dei peccati, non perde mai la dignità ontologica. Questa, anzi, dovrebbe sempre essere rispettata e tutelata,
riconoscendo a ciascuno diritti inalienabili e universali (i “diritti umani”), che si articolano nel diritto alla vita, all’integrità fisica e morale, alla libertà di
pensiero ed espressione, alla salute e all’istruzione.
Dal punto di vista cristiano, la dignità umana, qualità suprema ricevuta da Dio, consiste nel farsi carico delle decisioni e della condotta da assumere di fronte agli
eventi della vita e alle relazioni interpersonali. Essa risiede nel peso della responsabilità e della scelta. Per i cristiani, la chiave del rapporto con il prossimo
è l'amore, criterio che spinge, come una forza propulsiva, l’uomo verso valori di accoglienza, cooperazione e condivisione.
Il riconoscimento di un valore intrinseco alla persona non è proprio solo della dottrina della Chiesa. Infatti, anche il filosofo tedesco Immanuel Kant (1724-1804)
disse: «agisci in modo da trattare l'uomo, così in te come negli altri, sempre anche come fine, mai solo come mezzo». Questo principio evidenzia che ogni individuo è
sempre un soggetto e non deve mai diventare oggetto.
La Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (1948) delle Nazioni Unite e la Carta di Nizza
proclamata nel 2000 riconoscono a livello giuridico i diritti fondamentali
di ciascun individuo e garantiscono alla comunità di svilupparsi integralmente a vantaggio di tutti i suoi componenti.
Inoltre, nel 2006 è stato istituito il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, che collabora con l'Alto Commissariato per promuovere e proteggere i diritti
umani, supportato anche da organizzazioni non governative dedicate alla loro tutela.
A livello nazionale, la Costituzione italiana riconosce «pari dignità sociale» a tutti i cittadini (art. 3).